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Il 27 marzo del 1986, ho capito che non sarei sopravvissuta a Piacenza. Campane mute, il tabernacolo vuoto, il crocifisso coperto perché la Passione di Gesù era iniziata. E la mia anche, ma da più tempo
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Io a Piacenza torno spesso, le voglio anche bene, e se per caso una notte di nebbia mi coglie all’improvviso sospiro un po’. Ma se rimanevo anche solo un giorno in più diventavo certamente cavalletta
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Il 27 marzo del 1986, ho capito che non sarei sopravvissuta a Piacenza. Era il Giovedì Santo, mia madre stava riposando prima del giro dei Sepolcri, avremmo cominciato dalla chiesa di Sant’Antonino: l’altare nella cappella laterale apparecchiato con i dodici piatti degli Apostoli, il vino fatto bollire con l’incenso e i semi di grano germogliati al buio, a simboleggiare il passaggio dalle tenebre della morte di Gesù alla sua Resurrezione che, come tutti gli anni, sarebbe arrivata. Per il re




