- La droga degli chef si chiama stella Michelin. Qualcuno ritiene che sia una medicina. Ma i benefici a medio e lungo termine sono piuttosto incerti. In nessun altro campo della umana creatività si vive in così diretta e ossessiva dipendenza da un riconoscimento pubblico.
- Chi, come me, fa il mestiere del critico gastronomico dovrebbe provare qualche imbarazzo nel muovere i propri passi in un contesto psicologico così fragile.
- E qui, si ritorna alla favola della Michelin, che s’è inventata una stella verde intonata a fumosissimi criteri di sostenibilità al solo scopo di auto promuovere una nuova linea di pneumatici green. La morale? Non se ne esce.
Con l’edizione di sabato 11 dicembre torna un nuovo DopoDomani, questa volta dedicato al cibo, al vino e alla cultura enogastronomica. Lo si può trovare in edicola con il nostro giornale, a 2 euro e 50, oppure in digitale sull’app o sullo sfogliatore online, compreso nell’abbonamento La droga degli chef si chiama stella Michelin. Qualcuno ritiene che sia una medicina. Ma i benefici a medio e lungo termine sono piuttosto incerti, perché gli incassi, se aumentano, non coprono le spese che lo s



