Domenica

Anna Katharina Fröhlich racconta in La trama dell’invisibile (Mondadori) la sua storia d’amore con Roberto Calasso. Lo stile ricorda gli sketch di Casa Vianello.

Primo sketch: «La signora Kienlechner si indignò quando Calasso spiegò che voleva andare a Salò a comprare champagne. “Si beve il vino della casa!” lo riprese, senza sapere che, durante la nostra prima cena al Restaurant Français, Roberto mi aveva già confessato che per lui non c’era niente di peggio del prosecco».

Secondo sketch: «Tornati in albergo, Roberto citò una frase che gli era stata detta una volta da una bella donna: “Non bisogna mai svegliare una donna bella quando dorme”, poi si addormentò immediatamente».

A metà degli anni Novanta, una mattina, nella sede della casa editrice Baldini & Castoldi all’Ortica, Oreste Del Buono mi disse che la comicità volontaria era finita e che la comicità, ormai, era soltanto involontaria. Aveva visto giusto.

P.S. Roberto Calasso e Fleur Jaeggy sono stati la coppia più bella del mondo (letterario italiano). Lei ex modella, lei che l’estate che lui morì scrisse sul Corriere il necrologio più bello: «Fleur Calasso Jaeggy ricorda con profondo dolore Roberto Calasso amore di tutta una vita. Kisses».

Bisognerà scriverla prima o poi la storia rosa della letteratura italiana (Dante Alighieri/Beatrice Portinari, Petrarca/Laura De Sade, Vittorio Alfieri/Contessa d’Albany, Ugo Foscolo/Antonietta Fagnani Arese, Cesare Pavese/Constance Dowling, Pier Paolo Pasolini/Laura Betti, Pasolini/Maria Callas, Pasolini/Ninetto Davoli, Pasolini/Susanna Colussi, Salvatore Quasimodo/Sibilla Aleramo, Alberto Moravia/Elsa Morante, Moravia/Dacia Maraini, Moravia/Carmen Llera, Goffredo Parise/Giosetta Fioroni, Dudù La Capria/Ilaria Occhini, Oriana Fallaci/Alekos Panagulis, Italo Calvino/Elsa De’ Giorgi…).

P.P.S. Comunque, Calasso aveva ragione: il prosecco è il peggio, a parte quello del grande Giovanni Gregoletto (il quale, tra l’altro, da anni sta scrivendo una Breve e incompleta storia del Prosecco, un libro che sarebbe piaciuto moltissimo a James Joyce).

P.P.P.S.

Il prosecco mi fa venire in mente il tristissimo addio di Michel Platini al calcio. Alla fine dell’ultima partita, Le Roi salutò mestamente i compagni di tante vittorie con un brindisi nello spogliatoio della Juve al Comunale a base di prosecco tiepido in bicchieri di plastica. Mi sono sempre meravigliato che Gianni Agnelli non avesse pensato di mandare una bottiglia del suo prediletto Philipponat al fuoriclasse del calcio champagne, nel giorno del commiato.

ANSA

Lunedì

Ho deciso di conservare in archivio l’intervista di Enrico Franceschini allo sceneggiatore Harlan Coben già citata in questa rubrica. Rispondendo a una domanda su Trump, Coben dice che è in gran parte colpa dei social media se la società in cui viviamo è diventata «divisiva e tribale». L’antidoto contro il veleno sparso dagli odiatori, secondo Coben, è leggere buoni libri e guardare buone serie televisive, cose che creano empatia verso il prossimo. L’empatia è «il sentimento da cui partire per risolvere i problemi dell’America e del mondo».

Giusto. Però ci sono anche odiatori per legittima difesa. Nella categoria farei rientrare Franz Krauspenhaar che su Facebook ripubblica una foto di Geppi Cucciari («bellissima all’inaugurazione della boutique di Antonio Marras», recita la didascalia) e commenta: «Bellissima come un calcio nei coglioni».

ANSA

Più complessa, sempre su Facebook, è la posizione di Pasquale Bottone. Ce l’ha con Brunori Sas e scrive: «Ma come faccio a volergli bene se va anche da Massini, che è probabilmente il conduttore televisivo più antipatico e insopportabile dal dopoguerra ad oggi». Ora Brunori Sas non si tocca, perché è cosentino come me e avrà sicuramente mangiato da piccolo i coni Moretti della gelateria Zorro (ed è quindi cittadino onorario di questa rubrica), ma soprattutto perché ha scritto una canzone come Guardia ’82, la Sapore di sale degli anni nostri. Su Massini, invece, Bottone ha completamente ragione, anche se forse Bruno Vespa lo batte al fotofinish nella classifica dei conduttori televisivi più antipatici e insopportabili. Non è da escludere, poi, che Fabio Fazio, con il suo stile sciacquamorbido, come avrebbe detto Sergio Saviane, il più grande critico televisivo d’Italia assieme a Beniamino Placido, possa con uno scatto di reni superare sulla linea del traguardo Massini e Vespa.

Martedì a mezzanotte passata

Durante la partita avevano facce da Quella sporca dozzina. Acerbi era Telly Savalas; Chalanoglu: Charles Bronson; Lautaro: Lee Marvin; Sommer: John Cassavetes; Mkhitaryan: Ernest Borgnine; Barella: Donald Sutherland; Thuram: Clint Walker; Dumfries: Jim Brown; Dimarco: George Kennedy; Frattesi: Richard Jaekel; Darmian: Trini Lopez; Bastoni: Stuart Cooper; Inzaghi: Robert Webber.

Una volta il sabato sera prima della partita, che si disputava sempre domenica alle tre, i mister portavano le squadre al cinema per rilassarsi o per caricarsi un po’ (dipendeva dal film). È come se il Demone (così i suoi ragazzi chiamano senza farsi sentire Inzaghi) prima della semifinale trionfale con il Barcellona (risultato totale 7-6, un punteggio tennistico da tie-break, un mostruoso tie-break durato 130 minuti) avesse portato i suoi giocatori a vedere il vecchio, adrenalico capolavoro di Robert Aldrich, e loro avessero poi replicato sull’erba di San Siro la prodigiosa impresa di Victor Franko, Archer Maggott e gli altri eroi di Quella sporca dozzina, diventando altrettanto indimenticabili.

ANSA

E ora chi dorme? Mi giro e rigiro nel letto. Che peccato che don Mario Sconcerti non abbia potuto vedere Inter-Barcellona. Magari, se riesco a chiudere gli occhi, mi apparirà in sogno per raccontarmi il pezzo che avrebbe scritto: il senso, la bellezza, la fatica, il sudore, le lacrime, il rumore, la furia, la follia e, finalmente, il silenzio di quest’alba del 7 aprile 2025 a Milano. Allora mi ricordo di quella volta che Sconcerti rimase bloccato per ore a causa di un guasto al treno in aperta campagna, proprio mentre era in corso un derby importantissimo che doveva vedere, e mi telefonò chiedendomi di fargli la cronaca minuto per minuto di quanto accadeva in campo. Di fargli da trombettiere, come si chiamavano una volta nei giornali coloro che andavano sul posto per descrivere a chi doveva scrivere quanto succedeva. Dunque Mario: all’altezza della trequarti Dimarco si avventa su Dani Olmo, gli ruba il pallone e lo gira subito a Dumfries già scattato in area…

Giovedì

Posta arretrata. Scrive Gianni Caverni: «Mi rivolgo a Antonio D’Orrico per via del suo bell’articolo di oggi relativo alle nefaste scoperte che si possono fare frugando nei nostri archivi personali. Voglio solo precisare che la canzone Ossessione ’70 fu scritta e cantata da Fausto Cigliano e non dal Quartetto Cetra. Insomma mi rivolgo a D’Orrico dandogli del tu come si fa fra colleghi (dio se c’è mi perdoni): capisco perfettamente che tu possa aver fatto confusione dato che il glorioso Quartetto ben due canzoni dedicò al calcio, la prima sull’onda del successo brasiliano ai mondiali di Svezia, recitava “Didí, Vavá, Pelé, tre giocolieri neri neri del verde regno del caffè”. La seconda si intitolava Che centrattacco. Mi scuso per il pippone da super pignolo, ti saluto e mi complimento per i tuoi articoli belli e divertenti».

Risposta. Grazie, molto gentile. Sulla questione dei giornalisti che si danno del tu mi viene in mente che, quando morì Italo Calvino, ero a Siena giovane inviato. Intervistai il grande Bernardo Valli venuto a dire addio all’amico e allo scrittore che tanto amava. Valli era stato, tra l’altro, autore del primo e strepitoso pezzo su Se una notte d’inverno un viaggiatore, le cui bozze, consegnategli a Parigi da Calvino in persona, cominciò a leggere tornando in ufficio sballottato dalla metropolitana e non riusciva a staccarsene. Dato quella mattina a Siena lo avevo interpellato dandogli del lei, Valli disse: «Siamo colleghi, dammi del tu». Replicai: «Colleghi? Non diciamo fesserie!», e proseguii l’intervista continuando a dargli del lei.


Per scrivere ad Antonio D’Orrico e partecipare alle sue cenette la mail è lettori@editorialedomani.it

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