Cultura

Sul suo sgabello Maurizio Costanzo ha incarnato la neotelevisione

Foto LaPresse Torino/Vincenzo Coraggio
Foto LaPresse Torino/Vincenzo Coraggio
  • Nel 1976, in anticipo sul “riflusso” e quel ripiegamento nel privato che caratterizzò la società italiana (e di riflesso, il sistema dei media), Costanzo portò in Rai Bontà loro, l’antesignano dei programmi di parola della tv nazionale.
  • È stato probabilmente uno degli artefici più evidenti della “neotelevisione”, di quella commistione di generi e approcci, di una televisione che cominciava a bastare a sé stessa, a compiacersi dei propri recinti, a solleticare gli istinti più nascosti.

  • Con un passato da ideatore e autore di diversi programmi televisivi e radiofonici, da paroliere di canzoni popolarissime, da sceneggiatore cinematografico (per Pupi Avati, tra gli altri), Costanzo aveva ben chiaro come maneggiare il confronto, decantare le aspettative, affondare in cerca dell’applauso.

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