Cinque ore e 29 minuti di gioco sublime in finale al Roland-Garros: occorrerebbe liberarsi di ogni sovrastruttura partigiana e ammirarli come fossero ballerini. L’italiano ha un’articolazione dalle braccia lasse, la sua velocità destabilizza l’arco dorsale. Lo spagnolo ha degli smash che potrebbero somigliare a dei grand jeté della danse d’école, unico genere ad avere introdotto il tennis nei suoi repertori con Vaslav Nijinskij – le dieux de la danse del primo ‘900
Menomale che il tennis sarebbe dovuto essere nell’immaginario nazionale uno sport di nicchia, per ricchi in grado di pagare qualche migliaio di euro per una capatina a Wimbledon e neanche nelle prime file nobili. Se così fosse, la sconfitta subita da Jannik Sinner per mano e racchetta del murgiano Carlos Alcaraz, si sarebbe risolta in un’alzata di sopracciglio. E forse in un «oh che peccato!», data la preminente posizione dell’altoatesino, numero uno e italiano nel ranking tennistico internazion



