Toni Morrison è stata una pioniera il cui ascendente sui canoni letterari ha rappresentato una svolta monumentale che ha permesso ad altre donne e afroamericani di essere visti e ascoltati. Il progetto letterario che Morrison ha portato avanti per tutta la vita è stato quello di andare oltre il «punto di vista dell’uomo bianco» nella scrittura e liberare la sua arte dalla narrazione dominante. Ha liberato sé stessa e la lingua inglese dal «piccolo uomo bianco seduto sulle tue spalle che controlla tutto quello che fai».

Nel suo primo libro, L’occhio più azzurro, Morrison ci porta nella mente di una giovane ragazza nera di nome Pecola Breedlove e approfondisce l’impatto che la narrazione dominante ha avuto sull’identità dei neri. Pecola desidera ardentemente gli occhi azzurri. Il disprezzo verso sé stessa e l’ossessione la portano alla follia…Morrison ci dice che Pecola «si arrende alla narrazione dominante…la nozione di cosa sia la bruttezza. Cosa sia la mancanza di valore. L’ha ricevuta dalla sua famiglia. L’ha ricevuta dalla scuola, dai film, ovunque». Per Morrison «la narrazione dominante» è «la vita dell’uomo bianco. È qualsiasi lettura  ideologica venga imposta dalle persone che detengono il potere a chiunque altro. La letteratura dominante, la storia, ha tutto un certo punto di vista». Detto in parole povere, Pecola impara che «questo è bello e tu non lo sei».

Fin dall’inizio della sua carriera, Morrison ha respinto questo punto di vista unilaterale del maschio bianco e il fatto che dominasse cultura e letteratura. Ha scritto e detto molto contro questo punto di vista altamente tendenzioso che assorbiamo attraverso libri, film, pubblicità, politica e leggi. Ha compreso che la «narrazione dominante» fosse priva di valore e pericolosa. Ha aperto un varco nell’establishment letterario bianco raccontando storie epiche che mettevano al centro la vita dei neri e personaggi neri, ma raccontavano anche storie di umanità più ampia. Morrison era orgogliosa di essere «una scrittice nera». Una volta disse al critico Hilton Als che essere una scrittrice nera «pone non in una posizione povera, ma in una molto ricca da cui prendere ispirazione per scrivere». Toni Morrison ha dimostrato che era la verità con i suoi brillanti romanzi, la sua vita iconica e la sua inattaccabile eredità.

La mia vita con lei

Toni Morrison ha trasformato le vite di così tanti… In tutto il mondo… Anche la mia. La nostra amicizia quasi quarantennale è stata un grande privilegio. In quei decenni Toni ha vinto molti premi e riconoscimenti – un Pulitzer, il premio Nobel per la letteratura e la Medaglia presidenziale della libertà. Toni è stata per me una preziosa collaboratrice, una fonte d’ispirazione monumentale e, prima di tutto, una cara amica.

Ci incontrammo la prima volta nel 1981. Toni venne al mio studio nell’East Village per un ritratto, utile per promuovere il suo quarto romanzo, L’isola delle illusioni. Ricordo nitidamente la sua fiducia in sé stessa di fronte alla fotocamera, perché è una cosa che la maggior parte dei soggetti, anche nel caso siano famosi o apprezzati, non sempre possiedono. La nostra amicizia è iniziata quel giorno d’inverno e negli anni ho fotografato Toni molte volte per terze di copertina, immagini per la stampa o articoli nei periodici.

Nel 2014 ho proposto a Toni di realizzare un documentario sulla sua vita. A quel punto, Toni era famosa in tutto il mondo ma conduceva una vita molto riservata. Aveva sempre detto che non avrebbe mai scritto un memoriale o autorizzato una biografia. Era riluttante a parlare di sé stessa ed esitava sul numero di ore che richiedevano le interviste video. Ma non disse «no». Chiaramente, lo presi come un sì.

Toni Morrison: The pieces I am esplora i molteplici ruoli che ha vestito (autrice, madre, editrice, insegnante, filosofa, attivista, guaritrice). I più pensano a lei soltanto come scrittrice, ma i suoi anni da editrice alla Random House furono molto produttivi e hanno influenzato molto il mercato. È stata una strenua difensora della letteratura nera e ha contribuito a portare la letteratura afroamericana nella cultura mainstream. Morrison ha fatto pubblicare opere tra gli altri di Angela Davis, Mohammed Ali, Gayl Jones e Toni Cade Bambara.

Amatissima

Sarebbe impossibile esaminare nel dettaglio in questa sede le trame e le idee che Morrison tratta nei suoi undici romanzi, ma un unico libro, Amatissima, è particolarmente significativo alla luce della rinnovata attenzione dell’America alle diseguaglianze razziali e alla sua storia di razzismo sistemico. In The pieces I am Angela Davis cattura l’essenza di quel che Morrison è riuscita a realizzare con questo libro monumentale. Davis dice che «quando Toni Morrison ha pubblicato Amatissima, è stato un punto di svolta straordinario per la storia di questo paese…e, direi, del mondo intero… Perché ci impose di immaginare persone che erano schiavi come esseri umani, individui dotati di soggettività, che pure amavano, che avevano pensieri…Anche quando erano soggetti alle repressioni più terribili. Non possiamo più considerare la schiavitù alla stessa maniera di prima».

Toni Morrison ha cambiato il canone letterario.

Toni Morrison ha emancipato la lingua.

L’opera di Morrison è per chiunque un momento di apprendimento, a prescindere da provenienza, etnia o razza. Razzismo e pregiudizio sono due mali universali e l’opera di Morrison riesce a coltivare pensiero e conversazione a questo proposito in maniere inaspettate. Si rivolge a noi e ci sfida tutti a guardarci e valutare come ci hanno caratterizzato lo sguardo bianco e la narrazione dominante.

Morrison una volta disse di William Shakespeare che «sa, o percepisce, o scopre così tanta verità sugli esseri umani». Si può dire lo stesso di lei. Toni Morrison aveva una comprensione unica dell’umanità… della parte cattiva e di quella buona… e ne scrisse, con forza tremenda e senza fare sconti.

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