analisi semiotica di due programmi narrativi diversi

Trump vs Zelensky, anatomia di un colloquio: le parole, i gesti, il linguaggio del corpo

Di fronte di tutto il rumore di questi giorni, la cosa più evidente sia un po’ sfuggita, almeno dalla prima linea dei commenti: pensavamo che i due presidenti fossero lì per un accordo, invece, si direbbe in semiotica, ciascuno era lì con un programma narrativo diverso e determinato: Trump per chiudere un affare economico molto vantaggioso; Zelensky per ristabilire i termini di una narrativa, la versione narrativa della guerra

Ho aspettato qualche giorno prima di trovare qualche pensiero compiuto su ciò che è avvenuto la sera del 28 febbraio nello Studio Ovale, tra Trump e Zelensky. Ho letto, come tutti, molti pareri decisi, come sempre polarizzati: Trump ha teso un agguato a Zelensky; Zelensky se l’è cercata; è stata tutta colpa dell’inglese di Zelensky; Vence doveva guadagnarsi la centralità che in questi mesi gli era stata sottratta da Elon Musk; i commenti sull’abbigliamento sono stati inaccettabili; Zelensky però

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