L’autofiction succhia come un vampiro dalla vita l’energia che autonomamente non possiede, come dimostra il caso di Emanuel Carrére
- Hélène Devynck, l’ex moglie di Carrère, ha pubblicato su di Vanity Fair una lettera aperta in cui dichiara che Emmanuel non avrebbe rispettato un accordo legale che gli impediva di pubblicare qualsiasi cosa che la riguardasse senza prima la sua autorizzazione.
- Nel suo nuovo romanzo Yoga, Carrère parla della ex moglie anche se omette l’evento intorno a cui ruota tutta la narrazione: il divorzio.
Come Dracula, la scrittura è morta e ha bisogno di sangue – magari di una bella fanciulla, come nelle storie di vampiri. In un certo senso è sempre stato così: quello che adesso sta cambiando è che i soggetti la cui vita deprediamo appaiono nei nostri libri con nome e cognome veri.
Tempo fa scrissi un pezzo per una rivista su quello che ricordiamo e quello che dimentichiamo dei libri che leggiamo, e su come tutto questo ci cambi. Era quello che nel mondo anglosassone chiamano personal essay: un saggio personale in un cui un determinato argomento viene raccontato attraverso l’esperienza individuale e con tecniche ibride, una particolare mescolanza di saggismo e narrativa (ci sono un punto di vista, dei personaggi, un arco narrativo…). Alla fine del pezzo compariva la mia



