Cultura

Viaggio al centro del centro commerciale

Gulfgate Shopping City, Houston, Texas, USA, 1956. Foto: Heritage / AGF
Gulfgate Shopping City, Houston, Texas, USA, 1956. Foto: Heritage / AGF

Ad Arese c’è un “figlio bastardo” dello shopping mall americano ideato da Victor Gruen, l’architetto socialista che voleva favorire la comunità e ha finito per servire l’alienazione capitalista. Oggi è il perfetto crocevia fra consumismo e contagio

  • Secondo Malcolm Gladwell del New Yorker, Victor Gruen è stato semplicemente l’architetto più influente del ventesimo secolo. Da lì alla metà dei Settanta, avrebbe disegnato più di cinquanta centri commerciali sparsi per gli Stati Uniti, ispirandone più di mille.
  • La cosa che non ho capito è questa: ma perché è tutto aperto tranne musei, cinema e teatri? E infatti, oggi, che è giovedì e in zona arancione i centri commerciali possono stare aperti, è pienissimo.
  • Sciami di persone imbustate dai loro acquisti mi vengono incontro; gruppetti di fumatori, accalcati nell’apposito spazio, fumano. Sale un filo d’ansia.

Victor Gruen arrivò a New York nel 1938. Figlio della media borghesia ebrea di Vienna, socialista, si era laureato all’Accademia di belle arti di Vienna, la stessa che aveva respinto Adolf Hitler solo qualche anno prima. Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania nazista e nella stessa settimana di Freud, grazie all’aiuto di un amico travestito da SS riuscì ad arrivare all’aeroporto, raggiungendo poi gli Stati Uniti con, parole sue, «una laurea in architettura, otto dollari in tasca e nemmeno

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