- Zero Gravity, la nuova raccolta di racconti a firma Woody Allen (è appena uscita da noi per La Nave di Teseo) è autofiction, anche se abilmente travestita per mano (per penna) di uno scrittore ancora più grande, ancora più raffinato.
- Sono racconti di finzione, certo, per la più parte già usciti sul New Yorker nel corso degli anni passati. E sono l’ennesima autobiografia spassosa, mascherata, arguta, piena di cose che stanno dentro la vita dell’autore.
- La seconda linea su cui si muovono tante delle storie raccolte in Zero Gravity è il tempo corrente, quello che ha – ingiustamente, ignominiosamente – deciso di cancellare uno dei più grandi scrittori, e registi, e intellettuali d’America.
Una sera di queste guardavo su Mubi Mariner of the Mountains, l’ultimo docufilm di un grande regista, il brasiliano d’origine algerina Karim Aïnouz, già autore di almeno un altro grande film, La vita invisibile di Eurídice Gusmão, premiato a Cannes 2019. E pensavo che, ultimamente, mi piacciono solo le cose che la gente fa – dirige, scrive, progetta, confeziona – per parlare di sé. Marinheiro das montanhas, così in originale, racconta il primo viaggio di Aïnouz, ultracinquantenne, in Algeria,



