L’apertura del sindaco Di Milano Beppe Sala al “sole che ride” nella sua prossima coalizione elettorale fa e deve far discutere.

In una intervista a Repubblica il 10 gennaio Sala ha fatto affermazioni importanti: «Ritengo fondamentale il contributo che i Verdi di Milano potranno dare alla mia candidatura in termini di competenze, con la loro storia e cultura politica [...] È il momento di lavorare insieme». «Milano può diventare un laboratorio politico e noi siamo pronti…». Esultano i portavoce nazionali dei Verdi, Angelo Bonelli ed Elena Grandi (milanese).

Tuttavia, l’annuncio improvviso dell’alleanza (già come fatta e marciante) ha anche destato critiche e non poca sorpresa, visto che nel recente passato, proprio sul ruolo del partito verde, Elena Grandi e Beppe Sala erano arrivati a uno scontro verbale durissimo: la Grandi, aveva chiesto le scuse del sindaco per il proditorio taglio del boschetto di Città Studi. Sala le aveva risposto che erano invece i Verdi a dover chiedere scusa per non essere riusciti a far crescere il partito, al contrario di molti paesi europei.

Ciò però evidentemente segnalava anche l’interesse di Beppe Sala per la forza crescente dei Green a livello europeo e globale. Interesse maturato nel ruolo di vicepresidente di C40, la rete internazionale delle grandi città più impegnate sul fronte del contrasto al Climate Warming. Insomma, il sindaco di Milano alla ricerca - da tempo - di un’identità politica per la quale il curriculum da top manager non basta e alla quale il PD non ha mai dato spazio adeguato, è probabile che guardi al movimento verde, e alle sue potenzialità politiche, in modo tutt’altro che distratto o passeggero.

Lo chiede l’Europa

Da tale prospettiva veniamo a  quello che noi di MilanoAmbiente.net abbiamo chiamato “Il caso Geese”: un piccolo-grande giallo (verde) nel quale ci siamo infilati dopo la lettura di un arguto pezzo che Francesco Floris ha pubblicato su True-News.it sotto al titolo Un boccone ecologista. Così Beppe Sala si è mangiato i Verdi (14 dicembre scorso). Nel testo si sostiene che l’accordo su Milano, saltando ogni problematica locale, sarebbe stato imposto dai Green europei sui Verdi milanesi tramite l’abile opera di Alexandra Geese, eurodeputata tedesca che in passato viveva a Milano. Un tentativo supportato inizialmente da Lorenzo Fioramonti, ex  ministro grillino ed ora green anche lui, ma in un’ottica nazionale che per ora Sala ha accantonato (cioè mettere assieme verdi, Coraggiosi di Elly Schlein ecc.).

MilanoAmbiente, nella sua versione cartacea, è stata la voce degli ambientalisti milanesi fin dalla fondazione dei Verdi. Punti sul vivo abbiamo deciso di scrivere alla Geese per chiedere spiegazioni, conferme o smentite. Lei ci ha telefonato, e ne è uscito un dialogo interessante. La deputata dei Grünen di Bonn (dove l’anno scorso è stata eletta una sindaca verde, Katja Dörner), ha negato con decisione le «pressioni» e i «diktat» menzionati da Floris («I Verdi italiani sono un partito autonomo che fa quello che vuole»), ma ha anche confermato di aver fatto da ponte fra Beppe Sala e i vertici europei del partito, riconoscendo nel sindaco di Milano un impegno sincero e fattivo - ci ha detto - sui temi ambientali.

Da qui però, il tema, per la Geese e anche per noi, travalica la questione di fiducia sulla persona e la personalità di Sala, e diventa una sfida per il futuro. La Geese esplicita l'argomento che chi ha stretto l'accordo con Sala farebbe bene a portare alla luce del sole che ride: «Io credo che sarebbe una follia perdersi l’occasione di un sindaco che in ogni caso è ritenuto essere uomo capace di organizzazione e di governo, nel momento in cui annuncia, in apertura di campagna elettorale, di voler mettersi al servizio della causa verde». Al telefono ci siamo poi detti, concordando, che in ogni caso ragione e follia dovranno misurarsi sul programma politico-amministrativo, e da lì non si scappa.

Ben venga dunque un percorso politico che prova a lanciarsi oltre Milano. Angelo Bonelli e Elena Grandi hanno accettato la sfida?  Sappiano che si giocheranno la partita decisiva: risorgere o rimorire.

Esiste adesso un progetto grande e ambizioso, che necessita di cervelli svegli e forze fresche. Ben venga anche il rinnovamento generazionale nelle liste e in giunta, sul quale spinge molto Beppe Sala. Da Milano in poi il livello politico richiesto è quello dei Grünen, seconda forza politica in Germania, e dei Green europei che hanno un peso imprescindibile in Europa. L’apertura verde del sindaco ricandidato (unico, per ora) della città più cruciale d’Italia va assunta in tutta la sua importanza, non va sminuita nemmeno da chi non ci crede e da chi è contrario. Perché - finalmente! - muove le acque troppo stagnanti (mentre il mondo è in tempesta) di una forza politica che non entra in comune e in parlamento dal 2006.

Tutto ciò basterà a far cambiare i verdi milanesi e italiani? Due cose sono certe: un loro successo a Milano sarebbe un fatto politico nazionale. La seconda è che questo treno, per quella storia lì, è l’ultimo che passa.

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