Il governo, nella legge di Bilancio, ha previsto l’aumento delle indennità per i sindaci (a mio avviso, andrebbe fatto molto di più per chi guida i piccoli comuni in una logica di proporzionalità inversa a quella utilizzata).

Tanto si sta facendo, in parlamento, per la riforma dell’abuso d’ufficio che oggi perseguita i primi cittadini con risultati grotteschi. Tutto giusto ma queste scelte, che trovano il consenso quasi unanime dei partiti, rischiano di oscurare ancora una volta la situazione di fondo dei comuni italiani. Parlo della quasi completa eliminazione della loro autonomia.

Dal 2011 a oggi si è realizzato un forte accentramento statale, avviato con i vincoli di bilancio e con quelli relativi alle assunzioni e consolidato dai diversi governi che si sono succeduti (solo io, in dieci anni, ne ho attraversati otto) attraverso lo svuotamento dell’autonomia finanziaria e della autonoma tassazione locale (nulla ha sostituito l’Imu sulla prima casa se non la dipendenza dai trasferimenti statali).

Il tema dell’autonomia delle città, sancito dalla Costituzione, è invece la possibilità per le comunità locali di essere davvero protagoniste dello sviluppo sociale, ambientale ed economico. Il Pnrr sarà di difficile applicazione perché non basterà stanziare le risorse, ma servirà l’attribuzione diretta, la semplificazione per spenderle, la possibilità di reperire il personale preparato e formato per farlo, e dunque anche la retribuzione adeguata delle figure tecniche.

Ci sono temi ricorrenti come la velocità nello spendere i fondi, tema attualissimo evidenziato da un’opportuna analisi sui fondi Fse 2014-2020 realizzata da Opencoesione. Osservando i risultati si vede che la forbice tra nord e sud è ampia e che i comuni del nord sono stati capaci di attivare la quasi totalità dei fondi pubblici mentre quelli del centro e del sud lo hanno fatto per la metà.

Le soprintendenze

Per nulla trascurabile il tema del rapporto con le soprintendenze. Non a caso il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ha creato una super struttura che, nelle intenzioni, dovrebbe accorciare i tempi per i progetti legati al Pnrr. Il legame tra comuni e soprintendenze è spesso un kafkiano rapporto di (quasi) impossibile risoluzione.

È necessario anche semplificare i vincoli per realizzare veramente la riqualificazione energetica degli edifici, un tema attualissimo per quelli che si trovano nei centri storici, in particolare quelli medievali. Sono anche convinto che i comuni dovrebbero avere maggiore autonomia nelle assunzioni e nelle retribuzioni e che serva un sostegno adeguato per le progettazioni e gli appalti per non finire in un gorgo inconcludente.

Sullo sfondo c’è, infine, il tema dei comuni del sud visto che il 40 per cento delle risorse del Piano è destinato al Mezzogiorno. Più di cinquecento sindaci del sud hanno evidenziato i rischi che si stanno correndo e il più grande è che questa opportunità rimanga solo potenziale.

Un’agenda urbana nazionale

La cabina di regia sul Pnrr, strappata con molta fatica, prevede la presenza del presidente Anci. È un risultato. Ma siamo molto lontani dalla struttura di un’agenda urbana nazionale, dove si possano condividere le scelte, i tempi e le modalità.

Tanti sono i motivi e gli ostacoli che hanno portato fin qui e che sarebbe utile indagare e capire, soprattutto a sinistra. Per ora mi pare urgente non lasciare cadere la riflessione sul grande astensionismo alle ultime elezioni comunali.

Ha sicuramente vinto il centrosinistra e in particolare si è affermato il Pd. Ma ha votato meno della metà degli elettori. La frattura tra politica e cittadini che si sentono esclusi dalle scelte ha coinvolto anche i sindaci. Questo risultato ci racconta che i sindaci, presso i cittadini, non fanno più la differenza rispetto alle altre cariche politiche.

A maggior ragione ogni idea di partito dei sindaci è un participio passato. Per prevedere e intercettare dove sta andando questa forte massa di astenuti bisogna mettersi all’opera ricominciando dall’inizio. E prima di avanzare proposte è necessario capire, in autonomia.

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