Non sarebbero ore buone per parlare di temi. Tutto il dibattito continua infatti a ruotare attorno a nomi e cognomi di senatori indecisi, a cosa farà Giuseppe Conte, a cosa non farà Matteo Renzi, a cosa potrebbero fare il Pd o il M5S. Eppure, proprio in questo momento è ancora più importante mantenere l’attenzione sulle battaglie politiche chiave per il futuro del paese e far sì che il prosieguo della legislatura non sia ancorato solo alla condivisibile volontà di non consegnare governo e Quirinale alle destre, ma anche ai contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Next Generation Eu) e in generale ad una agenda di riforme ambiziosa.

In questo contesto, alla vigilia del passaggio del presidente del Consiglio in parlamento, con la collega Rossella Muroni su Fortune Italia avevamo richiamato l’attenzione su alcune proposte per noi essenziali, legate principalmente alla transizione ecologica, alla scuola, alla parità di genere, alla rigenerazione della Pubblica amministrazione. Proposte inquadrate in una più ampia agenda per lo sviluppo sostenibile verso il 2030 e guidate dalla necessità di mettere davvero i giovani al centro di ogni politica o misura da adottare, facendo sponda con la campagna “Uno non basta” anche oltre la richiesta puntuale di portare al 10 per cento la percentuale delle risorse europee da destinare ai giovani.

Nel dibattito pubblico e politico di questi giorni paiono tuttavia al momento scomparsi gli studenti universitari. Anche loro sono alle prese con la pandemia, con le difficoltà di frequentare a distanza e di non poter vivere in pieno l’esperienza universitaria, con l’angoscia del ‘dopo’ e un futuro che se già da tempo era diventato incerto rischia adesso di diventare aleatorio.

Il lavoro da fare sul fronte universitario non è meno importante di quello da portare avanti con le scuole: che riguardi il diritto allo studio, la mobilità studentesca, l’orientamento, o la cosiddetta ‘terza missione’ che attiene al ruolo delle università nella società e che merita di essere pensato una volta per tutte in maniera strategica e non più come collezione di piccoli progetti, alla luce del contributo che gli atenei potrebbe dare come attori sociali e territoriali nella fase storica che stiamo vivendo.

Personalmente mi rassicura sapere di poter contare, in questo momento, su un ministro come Gaetano Manfredi, che su un aspetto specifico ma di grande valenza simbolica e sostanziale ha già dimostrato la sua attenzione e disponibilità: sto parlando della possibilità di rimuovere il vincolo –  di epoca fascista, si tratta infatti di abrogare un articolo di un regio decreto del 1933 – che impedisce l’iscrizione contemporanea a due corsi di laurea.

La proposta

Poco prima della crisi di governo, la Commissione cultura della Camera di cui sono membro aveva adottato il testo base di una proposta di legge con cui rimuovere questo vincolo e consentire quindi agli studenti di intraprendere, come i loro coetanei di altri Paesi europei, percorsi ibridi, mettendo insieme corsi anche distanti tra loro ma capaci di creare profili unici in grado di anticipare i nuovi mestieri di domani, come ad esempio l’archeologo esperto di droni o il biologo che ha anche forti competenze matematiche.

Il testo, a disposizione sul sito della Camera, prevede una generale liberalizzazione rispetto alla doppia iscrizione (con l’eccezione di non potercisi iscrivere a due corsi di dottorato contemporaneamente), e inserisce alcuni correttivi per assicurare che lo strumento sia davvero un’opportunità per tutti e non per alcuni, prevedendo ad esempio che lo studente che oggi non paga le tasse universitarie (in base alla soglia Isee) non le paghi neppure al secondo Ateneo in caso di doppia iscrizione.

Il testo base, frutto di un lavoro di grande collaborazione e sintesi al rialzo fra sensibilità politiche diverse, è stato approvato all’unanimità, quindi con il sostegno di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione.

La Commissione è quindi adesso intenzionata a procedere per concludere l’iter, approvarlo alla Camera e inviarlo speditamente al Senato, perché diventi a quel punto legge dello Stato e sia consentita la doppia iscrizione già dal prossimo anno accademico.

Il prossimo passaggio formale lo avremo ancora in Commissione con gli emendamenti al testo base, la scadenza per presentare i quali sarà fissata a breve. Cito questa scadenza perché studenti, ricercatori, docenti universitari – e in generali tutti coloro che sono interessati a proporre ulteriori possibili miglioramenti alla proposta di legge così come si presenta adesso –  sappiano che sono questi i giorni in cui far pervenire, a me come relatore e/o a tutti gli altri colleghi membri della Commissione, possibili proposte e suggerimenti.

Restare concentrati su un tema che per quanto importante fatica – soprattutto in questi giorni – a entrare a pieno nel dibattito pubblico, aiuta a ricordarci che la politica e le istituzioni servono ogni giorno alla costruzione di opportunità per i cittadini e dell’Italia che vorremmo. Andiamo avanti.

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