short theatre

Gli “invisibili” delle nostre città e la ricerca del riposo come atto rivoluzionario

I fattorini, gli assistenti, chi lavora nei servizi, molti dei quali migranti, si muovono in città che consumano il loro lavoro ma negano loro un riparo. La loro presenza è essenziale ma non gradita, desiderata ma anche espropriata. In assenza di ospitalità strutturale, ne costruiscono una propria, un cuscino accanto a una moto, una coperta sotto un'impalcatura, un momento di quiete tra le esigenze dell'invisibilità

Su un muro della città è inciso un appello silenzioso ma insistente: I Want to Sleep Peacefully Outside Tonight (Gusto Kong Matulog Nang Payapa sa Labas Mamayang Gabi). È una dichiarazione di vulnerabilità, di presenza. In un mondo in cui il riposo è regolato, il sonno è sorvegliato e la terra è negata, questa semplice frase diventa un luogo di riflessione, una piccola ma provocatoria insistenza sulla visibilità, la cura e l’appartenenza. Questo gesto continua e approfondisce la mia esplorazione

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