Egregio commissario straordinario dottor Domenico Arcuri, ci preme scriverLe, confidando nella sua attenzione, per sottoporle il problema della vaccinazione delle persone private della libertà personale e degli operatori penitenziari del nostro paese.

Le carceri italiane risentono storicamente di grandi e ben noti problemi di sovraffollamento: il rischio di esplosione pandemica, in questa fase in cui il numero di positivi al Covid-19 è purtroppo in ripresa nonostante i controlli e le attenzioni del personale sanitario e penitenziario, è quindi più che mai concreto.

A oggi, i detenuti in eccesso nelle nostre carceri sono poco meno di 4.000, e, secondo i dati del monitoraggio settimanale del ministero della Giustizia, a metà dicembre i detenuti positivi al Covid-19 erano 1.030, in aumento rispetto ai 958 rilevati al 7 dicembre.

Di questi detenuti positivi, 951 risultano asintomatici, 44 sono ricoverati all’interno delle strutture carcerarie e 35 sono ricoverati in strutture sanitarie esterne.

Gli agenti della polizia penitenziaria positivi al coronavirus, sempre al 14 dicembre, erano poi 754; 714 risultavano in degenza a casa, 22 in caserma e 18 erano i ricoverati all’esterno. Infine sono stati rilevati 70 positivi tra il personale amministrativo e dirigenziale dell’amministrazione penitenziaria, di cui 69 si stanno curando a casa e uno è ricoverato.

Tra i detenuti, quindi, la percentuale di positivi è pari all’1,9 per cento, tra gli agenti al 2 per cento.

Sono numeri preoccupanti, soprattutto considerando la persistenza della seconda ondata Covid-19, anche per la stessa natura degli ambienti di detenzione.

Lungi da noi contestare, con questo, la scelta di vaccinare prioritariamente il personale medico e sanitario del nostro paese.

Crediamo, però, che con urgenza sia necessario intervenire anche sul sistema carcerario, non solo per preservare la salute delle persone detenute e del personale penitenziario, ma anche per allontanare il rischio che possano insorgere eventuali disordini, che già si sono verificati in molte carceri del nostro paese quando isolamento e quarantena si sono sommate alla limitazioni alla libertà dovute alla detenzione.

Confidiamo in un positivo accoglimento della nostra, sentita, istanza.

Cogliamo l’occasione per porgerle i nostri più cordiali saluti e rimaniamo in attesa di un Suo cortese riscontro.

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo

Valentina Lanfranchi, garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale

Teresa Mazzotta, direttore casa circondariale di Bergamo

 

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