Direttore, ho letto con molto interesse il suo articolo “La ripresa dopo il Covid dipende dagli statali”, pubblicato domenica, 29 novembre, e la ringrazio per aver portato all’attenzione dei lettori un argomento che è tanto caro ai dirigenti pubblici e al sindacato Unadis, l’unione nazionale dei dirigenti dello Stato, che mi onoro di rappresentare in qualità di segretario generale: la “semplificazione della burocrazia”, tappa cruciale per la crescita e lo sviluppo del Paese.

Troppo spesso la semplificazione si è tradotta soltanto in tagli agli organici ovvero in applicazione di deroghe in luogo della normativa ordinaria: entrambe, soluzioni errate e non di sistema. Per noi dirigenti pubblici occorre che la Pubblica Amministrazione faccia la propria parte per sostenere l’economia del Paese. Occorre, altresì, che le sia consentito di farlo.

Per questo motivo, l’annuncio dell’ennesima task force composta da 300 persone e guidata da 6 manager per gestire l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che porta in dote 209 miliardi al nostro Paese, la più grande dotazione finanziaria dopo il piano Marshall, suscita nell’unione dirigenti molta perplessità. Non è stato dimostrato che all’interno della Pa non vi siano le competenze necessarie per lavorare sul recovery fund: siamo certi che ci siano dipendenti pubblici meritevoli, in grado di affrontare anche questa sfida. Sostenere la necessità che per rispondere rapidamente all’Europa occorre chiamare esperti esterni, dal momento che la burocrazia ostacolerebbe o ritarderebbe la trasmissione del Piano, appare una giustificazione priva di fondamento.

I dirigenti pubblici sono pronti a lavorare al servizio del Paese con imparzialità e indipendenza, a garantire il raggiungimento di obiettivi costituzionali di equità, omogeneità di trattamento, salvaguardia dei beni comuni.

Siamo stati reclutati mediante il meccanismo costituzionale del pubblico concorso per garantire imparzialità ed autonomia nell’esecuzione del pubblico servizio, non rispondiamo al politico di turno, ma alla Repubblica nel suo proprio significato di res publica, cosa di tutti.

A ben vedere, il problema sotteso alla nomina dell’ennesima task force è la mancanza di fiducia dei politici rispetto ai propri burocrati, relegati da una politica miope ad un ruolo adempimentale da “esecutivi” piuttosto che propositivo da innovatori. Questa fiducia va, ora, rinnovata per far riemergere la dirigenza pubblica come centro di riferibilità, affidabilità e sicurezza per i cittadini e l’intero sistema economico e produttivo.

Occorre evitare sovrastrutture e duplicazioni di funzioni, assumere immediatamente numerosi giovani preparati, soprattutto nell’uso delle nuove tecnologie e semplificare le norme: i dirigenti sanno come far ripartire il Paese e un serio e sereno ascolto sarà proficuo per tutti. Allora sì che potremo dire – come il titolo del suo articolo – che “la ripresa dipende dagli statali”.

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