«Il CBD non sembra avere alcun effetto psicotropo, o dannoso, sulla salute umana» non è la conclusione di un mega-studio sulla pianta della cannabis ma le motivazioni di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea relativa al ricorso dall’azienda francese KanaVape che s’era vista bloccare la commercializzazione dei propri prodotti a base di cannabis da norme nazionali molto restrittive.

La decisione del 19 novembre scorso è molto importante perché concorre a rendere meno scura la zona grigia che continua a caratterizzare il mercato europeo della cannabis e dei suoi derivati naturali e sintetici.

La legge francese prevede che solo la fibra e i semi di canapa - contenente meno dello 0,2 per cento del principio attivo THC - possono essere utilizzati a fini commerciali, ma non il fiore. La Corte di giustizia ha stabilito che il divieto francese della commercializzazione di prodotti con CBD derivati dalla canapa era in contraddizione con il diritto dell'Unione europea sulla libera circolazione delle merci.

La sentenza inoltre stabilisce che «I tribunali nazionali devono valutare i dati scientifici disponibili per assicurarsi che il presunto rischio per la salute pubblica non sembri basato su considerazioni puramente ipotetiche [...] la decisione di vietare la commercializzazione della CBD, che costituisce effettivamente l'ostacolo più restrittivo al commercio di prodotti legalmente fabbricati e commercializzati in altri Stati membri [dell'Ue], può essere adottata solo se tale rischio appare sufficientemente accertato».

I legali dei ricorrenti hanno parlato «grande vittoria» per l'industria del CBD e sicuramente si tratta di un chiarimento normativo continentale, è indubbio che questa sentenza sia di altrettanta importanza anche per il dibattito globale sugli usi e benefici della cannabis che all’inizio di dicembre saranno al centro di un voto alla Commissione sulle Droghe dell’Onu, che dovrà rispondere a delle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’attenuamento delle norme

Da quattro anni l’Oms ha articolato delle proposte di attenuamento delle norme internazionali per il controllo della produzione, usi e distribuzione della cannabis affermando, tra le altre cose, che il CBD è «generalmente ben tollerato con un buon profilo di sicurezza» e che non ci sono prove «di problemi di salute pubblica associati all'uso del CBD puro». Non è ancora chiaro se i governi europei membri della Commissione droghe voteranno a favore di tutte le raccomandazioni dell’Oms.

Negli ultimi anni c'è stata una marcata crescita nell'uso di oli, tinture, creme e altri prodotti di CBD in tutto il mondo da parte di persone che cercano di alleviare lo stress, l'ansia e di ridurre vari tipi di infiammazioni. Uno studio sull'European Journal of Pain suggerisce che il CBD applicato sulla pelle può aiutare a ridurre il dolore artritico, la natura non regolamentata del del CBD ha complicato il lancio di trial clinici sulla sua efficacia complessiva. 

Allo stesso tempo si è andato consolidando un mercato non medico scientifico dei derivati della cannabis che registra crescenti fatturati e consente l’accesso ai finanziamenti della PAC, Politica agricola comune dell’UE.

Anni di proibizionismo indiscriminato sprecati a creare un mercato sterminato per la cannabis devono essere bilanciati con rigorosi standard di qualità, in primis nell'interesse dei consumatori. Per evitare che circolino prodotti pericolosi la cui provenienza o lavorazione è ignota, occorre garantire l'accesso ai vantaggi delle piante in un contesto legale chiaro e certo e sulla base degli studi in materia.

La sentenza della Corte di Lussemburgo deve esser ben studiata anche dal ministro Speranza che, in risposta al riconoscimento dell’Epidyolex, un farmaco a base di CBD per il trattamento di due tipi rari e gravi di epilessia infantile - l'unico farmaco del genere a ricevere il riconoscimento dell’Ema - aveva emanato un decreto che iscriveva i farmaci a base di CBD nella tabella degli stupefacenti. A seguito di una sollevazione di esperti, operatori, malati e associazioni la decisione è stata sospesa ed è stato dato mandato a Consiglio e Istituto Superiore di Sanità di predisporre dei pareri tecnici in materia. In attesa della compilazione dell’ampia letteratura scientifica che conferma le proprietà terapeutiche del CBD la sentenza della Corte ne chiarisce lo status giuridico. Speriamo che la burocrazia italiana non insista col perseguire anni di complicazione normativa di affari semplici.

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