Il consenso scientifico internazionale ci avverte che abbiamo un tempo d’azione limitato per contrastare e gestire in modo ordinato l’impatto del cambiamento climatico. Se le emissioni continuano ad aumentare e non costruiamo oggi la resilienza agli impatti, in un mondo di 10 miliardi di persone non sarà possibile mantenere i livelli attuali di sicurezza umana, alimentare e idrica, di sviluppo umano e stabilità politica e sociale, come li conosciamo oggi in Europa. Le perdite della biodiversità sono già irreversibili e così l’impoverimento del capitale naturale.

Discorso pubblico

Oggi il cambiamento climatico deve essere letto come una questione politica, sociale e di cooperazione globale, non solo economica o tecnologica. Perché attraverso la sfida del clima vengono messe in discussione la questione della nostra identità, della sicurezza, del lavoro, della coesione sociale, della giustizia intergenerazionale, della salute, della geopolitica e della cooperazione e sviluppo.

Se il discorso pubblico in Italia non sarà in grado di parlare di clima in questi termini non riusciremo a vincere la sfida.

Serve rafforzare un pensiero adeguato per il clima e assicurare partecipazione della società civile alle soluzioni per il cambiamento climatico. Per non lasciare le scelte al solo confronto tra stato e impresa. In questo ambito, gli interessi economici legati allo sfruttamento delle energie fossili, di società spesso co-partecipate dal pubblico, trovando una rappresentanza immediata nella politica, rischiano di fare coincidere la strategia nazionale per il clima con una visione incompleta della transizione.

Le proposte di rinnovamento finiscono per essere guidate da valutazioni di breve termine ancora improntate sulle fossili, incrementando il debito delle generazioni future, e di fatto ostacolando o rallentando l’innovazione e il cambiamento necessario.

Manca la leadership

Contestualmente faticano ad affermarsi visioni e leadership, anche nel panorama politico, concentrate sugli obiettivi di decarbonizzazione e resilienza nei termini richiesti dal consenso scientifico come avviene nei maggiori paesi europei.

Senza un approccio scientifico e l’adozione di criteri di monitoraggio, le politiche e spese pubbliche nonché le scelte geopolitiche finiscono per consegnare risultati poco efficaci agli obiettivi climatici. La profondità, il costo e lo sforzo necessario alla decarbonizzazione e alla resilienza che dobbiamo assicurare nei prossimi trent’anni non lo permette.

Per questo motivo abbiamo creato ECCO. Per costruire in Italia un think tank nuovo e indipendente, parte integrante della società civile, che contribuisca a ripensare il modo in cui oggi si parla, si interpreta e si agisce sul cambiamento climatico. Partendo dalla necessità di rafforzare, in modo indipendente, la capacità di avanzare soluzioni trasformative nell’interesse pubblico basate sull’evidenza scientifica.

Indipendenti

Essere indipendenti significa essere supportati esclusivamente da risorse di natura filantropica o pubblica e agire senza influenze di interessi privati. Le Fondazioni internazionali e i partner del progetto, sono attori accomunati dal riconoscimento dell’importanza di contribuire a creare in Italia una realtà indipendente che rafforzi la società civile quale agente di cambiamento e valorizzi il ruolo dell’Italia nell'azione globale per il clima.

ECCO nasce per contribuire a costruire la visione e le soluzioni che oggi in Italia mancano. Immaginando il futuro e inquadrando la sfida al cambiamento climatico come l’opportunità e la forza propulsiva di una società più equa in Italia e nel mondo.

Il lavoro di ECCO consiste nel proporre soluzioni di politiche innovative che partano da analisi basate sui fatti e sulla scienza. Guardando alla trasformazione del sistema energetico, industriale, finanziario e di governance del nostro paese. Sviluppando strategie diplomatiche e di sviluppo e cooperazione che partono dall’analisi geopolitica e la ridefinizione degli interessi nazionali e delle strategie di sviluppo alla luce della sfida climatica.

Dialogo

Il metodo prevede un costante dialogo con i rappresentanti della politica, delle istituzioni, della comunità scientifica, dell’economia, della società e della filantropia italiana e in sintonia con l’agenda e gli impegni europei e internazionali.

Leggere le sfide di oggi della salute globale, della prosperità condivisa e della democrazia attraverso la lente del cambiamento climatico permette di riconoscerne le interconnessioni e interdipendenze profonde e identificare le azioni di cambiamento sistemico necessarie ad affrontarle in modo ordinato, adeguato e giusto.

Disuguaglianze e diritti

Senza gestire il cambiamento finiremmo per acuire le disuguaglianze sociali e le vulnerabilità dei sistemi umani di fronte agli impatti inevitabili del cambiamento. Portando con sé profonde implicazioni politiche.

Sono infatti oggi in discussione i modelli decisionali, di solidarietà e cooperazione globale che verranno usati per affrontare il cambiamento. L’uscita dalla pandemia andrà in parallelo con la discussione sul futuro dell’Unione Europea e del tentativo di rilancio del multilateralismo. Sarà necessario far coincidere la sfida climatica con la difesa della democrazia sovranazionale, solidale e cosmopolita quale unico modello capace di garantire l’innovazione e la trasformazione necessaria, intesa come libero apprendimento e cambiamento trasparente, partecipato, condiviso e giusto, nel rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali.

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