Nuovi modi di comunicare, nuovi media per veicolare. Zoom, Skype, Meet e poi dirette, social, call, webinar, conferenze stampa online. Domande, risposte, convention. Rapiti dal desktop e schiacciati tra lockdown, bollettini e coprifuoco, molto è cambiato nei nostri stili di vita, di lavoro, d’interazione. In questo fiume di parole in digitale, tra format e nuove proposte, ci sono esperienze che lasciano il segno e insinuano il dubbio che esistano nuovi mondi per la comunicazione, nuovi modi di veicolare il flusso informativo. Per quanto riguarda il medium e non solo.

Per questo è interessante osservare le ultime tendenze e qualche esperienza per provare a cavarne qualche considerazione utile al nostro mestiere. Prendiamo ad esempio l’OpenForumDD, maxi maratona online promossa dal Forum Disuguaglianze e Diversità: sedici giorni di diretta no-stop, palinsesto fai-da-te, sedici priorità per il Paese. Temi alti, approfondimenti raffinati, toni pacati. Storie sorprendenti, confronti di alto livello. Originale contenitore: non un webinar, non una tv, non una call per addetti ai lavori. E nemmeno un banchetto.

Già, perché i ben informati raccontano che in origine l’OpenforumDD dovesse tradursi nel classico gazebo in strada, piazzato in qualche angolo del centro di Roma. Una roba fisica, in stile radicale, installata vicino ai palazzi del Potere e fatta di carne, di carta e di parole. Una cosa del tipo fermati, qui puoi dire la tua priorità per il futuro del Belpaese. Asse centrale: il piano ripresa e resilienza, a partire dalla convinzione che un tal piano Marshall non possa essere disegnato nelle solite anguste e secrete stanze. Bensì, che debba esser costruito a partire dalle esperienze – piccole, medie e grandi – che ogni giorno il Belpaese sa regalarci, anche se è poco in grado di raccontarci.

Insomma, poi i fatti sono andati come sono andati: niente carne, niente banchetto, ma giù le mani dalle parole e il confronto. È così l’antica modalità radicale ha dovuto repentinamente cambiare pelle e contenitore, adeguandosi al nuovo mondo. Qui sta lo straordinario del web che – tra pregi e difetti - è strumento profondamente democratico (sacrosanto luogo comune).

Torniamo al forum: più di trecento ospiti tra ministri, politici, giornalisti di fama, scrittori, attivisti. Da Don Panizza a Porpora Marcasciano, persone note e meno note, protagonisti di avanguardia e di retroguardia, abbinamenti inediti liberi di confrontarsi senza i lacciuoli di gerarchie e convenzioni, tipici del confronto tivvù. Un’audience per lo più costante, spettatori attenti, inchiodati anche per ore di fronte al flusso costante di pixel, ragionamenti e informazioni: micro numeri in termini di ascolti tradizionali e grandi media, ma pur sempre un campione significativo di persone che dimostrano una persistente – o rinata - voglia di investire il proprio tempo nel ragionamento e nell’ascolto mediante un media slegato e libero dal cappio dello share, del consenso e delle vendite.

Lungi dal voler entrare nel merito dei temi “alti” trattati nel corso di questa particolare iniziativa, ci limiteremo qui a considerazioni meramente metodologiche in termini di flusso informativo e confronto, constatando che sarebbe un errore non considerarlo come espressione di possibile fenomeno di costume. O meglio, una sua anticipazione. Migliorabile in termini di format e comunicazione, certo, ma utile per intravedere una modalità in grado di trasferire la complessità in musica di accompagnamento al nostro quotidiano.

Perché ad una realtà sempre più complessa, non possono corrispondere soluzioni e messaggi “basici”, in cerca di un posto nelle pagine del giorno dopo. Di questo l’universo della comunicazione, in particolare quella politica e istituzionale, deve farsene una ragione. Tali esperienze andrebbero osservate, facendo i conti con l’evoluzione stessa del destinatario dei nostri messaggi. E se “il mezzo è il messaggio”, come ricordava Panarari sull’Espresso citando McLuhan, il messaggio può trasformare anche il mezzo.

Gianrico Carofiglio ci consiglia di «diffidare dalle soluzioni semplici, cliché, luoghi comuni e di prender le distanze dalla miseria linguistica» per rendere la complessità del reale. Esplorare nuove forme di divulgazione, trovare chiavi innovative per rendere ciò che per sua natura è complicato, facendo brillare il messaggio senza però snaturarlo: difficile, ma non impossibile. Non più dunque semplificazione della realtà ad ogni costo, tesa all’ampliamento della platea e la sua fidelizzazione, ma ricerca di nuovi mood per la narrazione di una realtà articolata.

Il cambiamento è irreversibile e la ferita è troppo profonda per banalizzare, inseguire il titolo o vendere aria fritta. Dalle redazioni agli uffici stampa, la sfida è quella di trovare il giusto punto d’incontro tra freschezza e complessità, urla e bisbigli. Ma il mondo a marzo è cambiato e non possiamo certo chiudere gli occhi: sarebbe un’enorme occasione persa e una responsabilità disattesa.

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