Il Covid-19 ha messo a nudo tutte le lacune tecnologiche del servizio sanitario nazionale, non tanto nell’integrazione delle tecnologie assistenziali (camere operatorie, apparecchiature diagnostiche, presidi terapeutici), ma soprattutto nei sistemi informativi e digitali.

La comunicazione tra i vari soggetti coinvolti nell’epidemia è gestita con metodi spesso disorganici o addirittura rudimentali. Le carenze di comunicazione tra cittadini, medici di famiglia, servizi di prevenzione, ospedali e piattaforme informatiche hanno avuto un impatto estremamente negativo sul contact tracing e quindi sulla tempestività di gestione e contenimento dei focolai. Inadeguatezze territoriali e frammentarietà dei sistemi informativi ospedalieri hanno anche rallentato la ricerca clinica.

La disponibilità universale di cartelle cliniche informatizzate e del fascicolo sanitario elettronico avrebbe consentito di monitorare l’epidemia e fornire dati epidemiologici e clinici.

Vi sono inoltre numerose altre innovazioni tecnologiche che dovrebbero essere messe a disposizione della comunità. Non è accettabile che, nel 2020, a parte le appena sufficienti piattaforme Covid regionali, non si sia reso disponibile alcun sistema di tracciamento tecnologico in grado di colloquiare con il sistema domiciliare di gestione dei pazienti (telemedicina), con un impatto determinante anche sul lato dei ricoveri ospedalieri.

Un esempio è l’analisi degli spostamenti dei cittadini sulla base dei dati delle celle telefoniche - totalmente anonimizzati (acquisendo i dati dai gestori della rete) -, che consente un tracciamento in tempo reale con una individuazione dei punti di incrocio/assembramento macroscopici (mezzi di trasporto, centri commerciali, ecc.).

In aperta campagna il raggio di tracciamento potrebbe essere di alcuni chilometri, mentre nei centri urbani si riduce ad un centinaio di metri, grazie ai molteplici ripetitori.

L’anonimizzazione dei dati esclude ogni problema di confidenzialità (si consideri che siamo comunque tutti costantemente “tracciati” tramite i nostri smartphone).

Analisi di questa natura sono già state prodotte dal gruppo di Dino Pedreschi (Università di Pisa), che dimostrano l’importante impatto del lockdown nel ridurre la mobilità e arrestare la diffusione dell’epidemia nella prima fase.

Un’altra tecnologia che consentirebbe di alleviare il lavoro di migliaia di persone impegnate nel rispondere a domande telefoniche, è Chatbot.

Si tratta di “bots” che sono in grado di rispondere a domande quali: «il padre di un compagno di mio figlio è positivo, cosa devo fare?» 

Il bot pone ulteriori domande e, alla fine, informa su come ci si dovrebbe comportare (dando anche i riferimenti istituzionali).

Inoltre, con lo stesso strumento si potrebbero veicolare le notizie/norme specifiche per posizione e ruolo, consentendo di realizzare anche chiusure più limitate localmente e temporalmente.

E ancora: la digitalizzazione delle informazioni. Disporre di banche dati aggiornate in tempo reale consente tra gli altri vantaggi di applicare modelli predittivi molto più tempestivi e credibili, adeguare tutti i passaggi coinvolti nella risposta all’epidemia, dal contact tracing alla disponibilità di posti in terapia intensiva, fino a lockdown ciclici mirati locali.

Riguardo al contact tracing, sarebbe fondamentale identificare i "reali" principali luoghi di contagio e abitudini effettivamente a rischio sviluppando un modello statistico basato su machine learning e informazioni raccolte tempestivamente.

Fonti di informazioni potrebbero essere dati già raccolti da ospedali, 118, piattaforme regionali e altre fonti pubbliche; questionari e interviste a soggetti sottoposti a test (spostamenti, abitudini, comportamenti).

Alcune conseguenze immediate: un modello per stabilire priorità per l’uso dei tamponi e un modello per chiusure più mirate e puntuali.

Immuni avrebbe potuto essere utile se gran parte della popolazione l’avesse scaricata.

Il problema principale risiede nella ancora insufficiente interazione col sistema sanitario e la scarsa integrazione con i sistemi di tracciamento.

Il Covid-19 è un drammatico richiamo all’assoluta necessità di aggiornare le tecnologie, in particolare informatiche, digitali e di comunicazione, del servizio sanitario nazionale.

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