Dopo essere stata approvata alla Camera il 4 novembre dello scorso anno, la proposta di legge Zan sui crimini d’odio e atti discriminatori legati a sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità è approdata al Senato per la discussione finale. Purtroppo in questi giorni la discussione del testo ha subìto un nuovo slittamento per un chiaro ostruzionismo della destra e del leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia.

«La calendarizzazione del ddl Zan non è tecnicamente procedibile» dice Ostellari, chiedendo che il testo venga accorpato ad altri quattro disegni di legge e lo rimanda alla presidente Casellati per la riassegnazione.

Sono riprese anche le polemiche da parte di alcune femministe che si oppongono alla definizione di “identità di genere” e chiedono di sostituirla con quella di “transessualità”.

Ci chiediamo per l’ennesima volta: perché una legge che include e allarga il perimetro dell’applicabilità degli “hate crimes” – crimini che ricomprendono tutte quelle violenze perpetrate nei confronti di persone discriminate in base all’ appartenenza ad un gruppo sociale, identificato sulla base, dell’etnia, della religione, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o genere - può creare problemi alle donne?

E riproponiamo la lettera  che alcune femministe scrissero prima dell’approvazione del testo alla Camera, con l’aggiunta di molte altre firme di attiviste presenti su tutto il territorio nazionale e che auspicano che l’approvazione di questa legge che il nostro paese aspetta da troppi anni e che è in linea con una risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa, risalente al 2006, che seppur non giuridicamente vincolante per gli stati dell’Unione,  esprime una chiara posizione politica su questo tema.

La lettera

Il femminismo italiano è ampio e plurale, con storie, linguaggi e pratiche diverse. Ha attraversato e indirizzato le nostre vite nel pubblico e nel privato. Come femministe viviamo e abitiamo luoghi differenti, lavoriamo, scriviamo libri, articoli e testi di legge, frequentiamo tribunali, ospedali, uffici e aziende, campi sportivi, aule scolastiche o universitarie, sindacati, associazioni e partiti politici, facciamo arte, cinema, teatro. E come femministe vogliamo intervenire nel dibattito apertosi  ancora oggi dopo che il testo del ddl Zan è stato approvato alla Camera e sta per essere discusso al Senato. 

Una legge che si attende da 25 anni contro i discorsi e i crimini d’odio contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e trans, che in questo disegno include – giustamente, a nostro parere – anche l’odio contro le donne, cioè la misoginia. Il testo punisce ogni forma di istigazione al compimento di atti discriminatori e violenti per motivi legati a sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, disabilità.  Cosa c’è di problematico in questo elenco? Perché sta divenendo un terreno di scontro così acceso? Per alcune esponenti del femminismo, l’uso della categoria di “identità di genere” minaccia il sesso biologico, aprendo a una fluidità di identificazioni e cancellando il corpo con cui siamo nate. Ma a questo proposito serve a nostro avviso un po’ di chiarezza.

In primo luogo, la legge punisce i discorsi e i crimini d’odio per motivi legati all’identità di genere, ma nulla prevede rispetto alle procedure per le “rettificazione anagrafica del sesso”, ad oggi ancora regolate (con criteri più che rigidi) dalla legge 164 del 1982. In secondo luogo, parliamo di un concetto largamente acquisito nel nostro ordinamento, riconosciuto in testi di legge e in convenzioni internazionali, di cui parlano da anni corti di merito e su cui più volte si è espressa la Corte Costituzionale. Non è dunque un concetto nuovo o un artificio linguistico introdotto in questo testo. Ci sembra un errore pensare di sostituirlo con il riferimento alla “transessualità”, termine che peraltro in ambito giuridico non ha alcun riscontro.

Una mossa che finirebbe per condannare ad un perenne stato di transizione le persone interessate, privandole di qualunque forma di cittadinanza giuridica, sociale, politica. Il testo che abbiamo letto e analizzato ci sembra non minacci l’esistenza di nessuna, che ampli anzi le forme di protezione da discriminazione e violenza a tutte le soggettività riconosciute. In più, non dimentichiamo che costituisce già l’esito di un dibattito e di un tentativo di incontro tra diverse sensibilità. In particolare, l’introduzione della categoria di “sesso” prima di quella di “genere” risponde alla domanda di chi richiedeva un riconoscimento pieno della propria specificità sessuale, del proprio corpo e del suo portato nello spazio pubblico.

E non ci paiono condivisibili le richieste di chi vuole che il testo punisca solo l’istigazione all’odio omofobico e transfobico lasciando fuori l’odio misogino. Finiremmo oltre il paradosso, lasciando libertà di espressione all’odio contro le donne in quanto donne. Davvero questo tutelerebbe la nostra specificità sessuale? Sostenere questa legge non significa rinunciare a un pensiero e a un’elaborazione sui nostri corpi, o abbracciare un neutro declinato al maschile. Non crediamo che il nostro spazio pubblico sia minacciato dal riconoscimento di altre differenze. Crediamo in uno spazio pubblico aperto e plurale e pensiamo che gli strumenti di protezione da discriminazioni e violenze non siano mai un gioco a somma zero, per cui qualcuno vince e qualcuno perde, ma sempre, invece, un passo avanti verso la garanzia di eguali libertà e opportunità di partecipazione al mondo comune, per tutte e tutti.

Le firme

Giulia Abbate, Chiara Anselmi , Antonella Anselmo, Federica Artali, Carmen Bertolazzi, Cristina Biasini,  Maria Luisa Boccia, Maria Brighi, Marina Calamo Specchia,  Mia Caielli, Stefanella Campana, Elisabetta Camussi, Susanna Camusso,  Lisa Canitano, Anna Carabetta, Maria Luisa Celani, Carlotta Cerquetti,  Michela Cicculli, Francesca Comencini, Maura Cossutta, Maria Paola Costantini,  Susanna Crostella,  Maria Rosa Cutrufelli, Maria D’Amico, Teresa Dattilo, Norma De Piccoli, Elena Del Giorgio, Eva Desana, Francesca Dragotto, Leila El Houssi Daniela Falcinelli, Laura Ferrari Ruffino,  Lea Fiorentini, Carla Fronteddu, Camilla Gaiaschi, Oria Gargano, Lilia Giugni, Marilena Grassadonia,  Francesca Romana Guarnieri, Paola Guazzo, Jennifer Guerra, Cinzia Guido, Karen Hassan, Barbara Kenny, Francesca Koch, Francesca Mancini, Manuela Manera, Barbara Mapelli, Michela Marzano, Alessandra Mecozzi, Lea Melandri, Giulia Minoli, Adriana Nannicini, Alasia Nuti, Cristina Obber,  Laura Onofri, Sonia Ostrica,  Claudia Padovani, Nadia Palozza Natolli, Ottavia Piccolo, Fabiana Pierbattista, Silvana Pisa, Tamar Pitch, Anna Pizzo, Mapi Pizzolante, Veronica Pivetti, Barbara Poggio, Bianca Pomeranzi,  Stefania Prandi, Graziella Priulla, Carla Quinto, Lidia Ravera, Francesca R. Recchia Luciani, Azzurra Rinaldi,  Luisa Rizzitelli, Laura Ronchetti,  Maria Grazia Sangalli,  Domenica Santarcangelo, Lunetta Savino, Giorgia Serughetti, Elettra Stradella, Gabriella Tanturri, Ilaria Todde, Federica Turco, Titta Vadalà, Vilma Varvo,  ivana Veronese, Maddalena Vianello, Ottavia Voza.

Isabella Albano, Stefania Albis, Claudia Apostolo, Silvana Appiano,  Cinzia Ballesio, Anna Maria Barbero,  Laura Barozzi, Valentina Bazzarin, Roberta Bertero,  Paola Berzano, Bruna Biondo, Clara Bondesani, Isabella Borrelli,  Miryam Borrello,  Giulia Bortolini, Giuliana Brega, Maria Giulia Brizio, Sabrina Brunodet, Margherita Bugato, Paola Cabutti,  Donatella Caione, Grazia Maria Caligaris, Vilma Cappello, Silvia Casassa, Anna Lucia Catapano, Carla Catena,  Patrizia Celotto, Lucia Centillo, Elena Ceretto, Alida Chieregato, Maria Teresa Cianciotta, Bruna Cibrario, Greta Cogotti,  Sara Collicelli, Gabriella Colosso, Eliana Como, Assunta Confente, Gabriella Congiu, Sara Conterno,  Nadia Conticelli,  Concetta Contini, Silvia Cosentino, Vanda Cremona,  Giovanna Cuminatto, Maria Paola Curreli,  Eleonora Data,  Alice De Ambrogi, Rita De Lima, Elena Dezani,  Adele Di Meo, Alessandra di Michele Bragadin, Maria Costanza di Salvia,  Stefania Doglioli,  Silvia Donadio, Valentina Donvito, Maria Francesca Fantato, Serena Fasano,  Elena Ferrara, Chiara Foglietta, Anastasia Frandino,   Francesca Fubini,  Gaia Fumetti, Ernesta Fusetti,  Paola Gabrielli, Mary Gagliardi,  Maria Gallo, Noemi Gallo, Paola Gamba,   Marina Genti, Maria Ghisaura,  Donatella Gibbin, Stefania Graziani, Carlotta Grisorio, Enrica Guglielmotti, Sylvie Kaminsky, Zoulikha Iaradji,  Elena Lazzari, Ines Leoncino,  Germana Lionello,  , Mary Longano,  Silvia Lorenzino,  Simonetta Luciani,  Maria Antonietta Maccioccu,  Marisa Maffeis,  Giuliana Manica, Elisa Manici, Rita Margaria,  Giusi Marrosu, Sofia Massia,  Luisa Mauceri, aria Grazia Mazza, Nadia Mazzardis, Angela Mazzoccoli,  Laura Meli, Monica Mercantini, Carola Messina, Stefania Minghini Azzarello,  Eleonora Missana, Silvia Montroni, Cristina Mosca, Delia Murer, Mary Nicotra, Manuela Olia,  Liz O’Neil, Patrizia Ottone, Roberta Padovano,  Antonella Parigi, Giovanna Prato, Michela Pascali, Gianna Pentenero,  Primarosa Perale, Elena Petrosino, Laura Pilato, Susanna Pisano, Beatrice Pizzini,  Cristina Pizzuto, Marina Ponzetto,  Samuela Povero,  Michela Quagliano, Carla Quaglino, Isabella Racca, Maria Elvira Renzetti, Eufemia Ribichini, Chiara Rivetti,  Paola Rizzi,  Caterina Romeo, Susanna Ronconi, Elena Rosa, Rita Rossa,  Fanny Saggiorato, Maresa Salto,   Serena Sasanelli, Anna Sburlati,  Rosanna Schillaci,  Maria Teresa Sega, Laura Seidita, Gabriella Semeraro, Rosita Serra, Maria Teresa Sorrentino, Tullia Todros,  Venera Tomarchio, Sara Tomatis,  Liviana Tosi, Franchina Tresoldi, Sabina Usseglio Nanot, Enrica Valfrè, Maria Vallino,  Antonietta Vassallo, Daniela Vassallo, Veronica Vennettilli,  Giziana Vetrano, Luisella Zanin, Costanza Zavanone, Francesca Zoavo.

Come sottoscrivere

Chi vuole firmare questa lettera può scrivere a:

firme.ddlzan@gmail.com

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