- Ritengo che la vaccinazione delle detenute, dei detenuti, degli operatori carcerari, degli agenti di polizia penitenziaria e di tutti coloro che nelle carceri entrano per motivi di lavoro, di difesa, di affetto, debba rientrare nella scala delle priorità.
- Non è possibile, infatti, pensare che possa essere l’isolamento fisico dei detenuti a contenere il rischio di contagi: non solo perché in carcere non può essere garantito il distanziamento, a causa del sovraffollamento, ma anche perché ne va della tenuta psicologica – dei detenuti.
- Vi è infine una questione politica nel senso più alto, quello dei principi che devono guidare la nostra azione: l’umanità di uno stato si misura sul modo in cui vengono trattate le persone affidate alla custodia delle istituzioni.
L’universo carcerario è stato colpito in modo severo dall’emergenza sanitaria, e non solo per quel che riguarda la tutela della salute di chi è sottoposto a restrizioni della libertà. A essersi impoverita è la concreta condizione di vita delle detenute e dei detenuti. Alla strutturale carenza di spazi adeguati – che rende impossibile l’osservanza delle necessarie misure di distanziamento – si sono infatti sommate ulteriori criticità: penso alla restrizione del regime delle visite, ma anche alla



