Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della relazione della Commissione parlamentare Antimafia della XVII Legislatura, presieduta da Rosy Bindi per capire di più il ruolo delle logge massoniche negli eventi più sanguinari della storia repubblicana


Gli elenchi degli appartenenti alle quattro obbedienze, tratti dal materiale sequestrato, hanno evidenziato la presenza di circa 17 mila iscritti complessivi alle logge calabresi e siciliane, comprensivi dei soggetti tuttora attivi nelle varie logge, nonché di quelli ad essa appartenenti a partire dal 1990 e poi depennati o comunque usciti dalle obbedienze e, infine, dei cd. “bussanti” , cioè di coloro per i quali avendo chiesto l’iscrizione nelle logge non è stata completata la formale procedura di affiliazione nell’obbedienza (cd. “iniziazione” ).

Tale dato è stato elaborato al fine di verificare se risultassero a carico dei predetti iscritti, in senso ampio, condanne definitive e/o carichi pendenti per reati ascrivibili alle fattispecie di cui all’articolo 416-bis c.p. o aggravati ai sensi dell’articolo 7 del decreto legge n. 152 del 13 maggio 1991.

A tal fine, come detto è stata richiesta la collaborazione alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna) che, dopo un primo screening nel proprio sistema informativo, ha indicato 193 soggetti aventi evidenze giudiziarie per fatti di mafia. La loro appartenenza alle quattro obbedienze massoniche è così ripartita: GOI: 122; GLRI: 58; GLI: 9; Serenissima: 4.

Quale questione preliminare di metodo, va precisato che il dato acquisto deve essere vagliato attentamente, muovendo dalla considerazione che, in sé, non può essere esaustivo:

- la DNA ha indicato solo i soggetti iscritti per reati di mafia in senso stretto, restando pertanto non segnalati tutti i casi in cui il nominativo risulta essere stato, invece, indagato o condannato per altri reati, taluni certamente di non minore gravità. Ed invero, quando sono stati poi acquisiti, presso le procure competenti, i certificati penali e dei carichi pendenti dei soli 193 nominativi (non quindi dei 17 mila), sono emersi, a carico di taluni, anche precedenti e sentenze definitive per delitti “significativi” (come traffico di stupefacenti, bancarotta, falso, ecc.). Non può pertanto affatto escludersi che tra i 17 mila iscritti vi sia un ulteriore numero di soggetti con pregiudizi penali, di tipo diverso da quelli di cui all’articolo 416-bis c.p. o derivante da altri delitti aggravati dall’articolo 7 del cit. decreto legge;

- l’analisi della Dna risente dei notori ritardi nell’aggiornamento dei registri dei carichi pendenti e dei certificati penali da parte dei vari uffici periferici;

- l’analisi della Dna risente della correttezza delle generalità inserite nel sistema ai fini delle ricerche. A tal proposito, si segnala, come si dirà più analiticamente nel prosieguo, che un’alta percentuale di iscritti presenti negli elenchi acquisiti dalla Commissione presso le quattro associazione prese in esame, non sono compiutamente generalizzati o identificabili (circa il 17,5 per cento) e, pertanto, nei loro confronti non si sono potute acquisire notizie;

- è stato necessario avviare i necessari riscontri presso le Procure della Repubblica e i Tribunali interessati. L'operazione è stata alquanto difficoltosa, e in alcuni casi ancora in corso, anche per la difficoltà di reperire documentazione giudiziaria talvolta risalente nel tempo e non informatizzata,. Orbene, approfondendo la situazione dei 193 nominativi selezionati dalla Dnaa, e dei procedimenti giudiziari (oltre 350) complessivamente a loro carico, atteso che in molti casi i soggetti erano gravati da una pluralità di evidenze, è emerso che:

- per la gran parte dei predetti, i rispettivi procedimenti, per il delitto di cui all’articolo 416-bis c.p. o altri delitti aggravati dall’art. 7 del citato decreto legge 152/91, si sono conclusi con decreto di archiviazione per i più svariati motivi, sentenza di assoluzione o sentenza di proscioglimento per morte del reo o per prescrizione, rimanendo comunque il fatto, rilevante ai fini della presente inchiesta parlamentare, che un consistente numero di iscritti è stato coinvolto in procedimenti per gravi delitti;

- con riferimento alle annotazioni sul casellario giudiziario, sei soggetti hanno riportato sentenze definitive per il delitto di cui all’art. 416-bis del c.p. (quattro con sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, quando ciò era ancora consentito dal nostro ordinamento);

- altri nove risultano condannati in via definitiva per reati vari, quali il traffico di stupefacenti, ricettazione, falso, bancarotta fraudolenta, o destinatari, in via definitiva, di misure di prevenzione personali, come tali indicative di pericolosità sociale, semplice o qualificata;

- per altre quattro posizioni che vedono i soggetti imputati per il delitto di cui all’art. 416-bis del c.p. o aggravati ex art. 7 D.L. 152/1991, è in corso il processo in grado di appello. Di questi, per uno si procede in appello dopo una condanna in primo grado a 12 anni di reclusione; per un altro si procede in appello dopo una condanna in primo grado a 4 anni di reclusione;

- altri sette hanno in corso il processo di primo grado per 416-bis c.p. o delitti aggravati dall’art. 7 citato decreto legge;

- altri cinque hanno in corso, in primo grado e in appello, processi per reati gravi, diversi da quelli di mafia.

Pertanto, oltre ai sei destinatari di sentenze definitive per 416 bis c.p., vi sono ulteriori 25 posizioni per cui vi sono ancora processi pendenti.

Queste risultanze giudiziarie, comunque preoccupanti anche al di là dell’esito dei procedimenti, hanno indotto a svolgere un ulteriore approfondimento sui 193 soggetti, attraverso il materiale informatico sequestrato, al fine di verificarne quale fosse il ruolo ricoperto all’interno delle logge di appartenenza, nonché come queste ultime si fossero comportate una volta venute a conoscenza (qualora il fatto fosse divenuto notorio anche grazie alle notizie apparse sugli organi di stampa) che alcuni fratelli erano stati investiti da indagini per fatti di mafia o per gravi reati, atteso che, come sarà illustrato, tutti i gran maestri hanno affermato di esercitare rigorosi controlli interni, di richiedere, al momento della domanda di iscrizione, il certificato del casellario giudiziale ed il certificato dei carichi pendenti, alcuni anche gli aggiornamenti, e di perseguire ideali improntati ai principi di lealtà e legalità, nonché di rispettare le leggi dello Stato e la Costituzione.

© Riproduzione riservata