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Oggi prendo spunto da due pezzi del giornale, uno riguarda l’Italia e uno la Francia, qualcosa in comune ce l’hanno, riguarda cioè il modo in cui la politica sceglie di gestire la pandemia.

In Italia come ci raccontano Davide Maria De Luca e Filippo Teoldi, che è il nostro data editor, si dibatte dell’idea di non diffondere i numeri dei contagi e questa ipotesi sarebbe arrivata fino al Comitato tecnico scientifico. Se davvero il governo procedesse sulla strada di limitare la diffusione dei dati quotidiani sui media, questo significherebbe secretare i numeri giornalieri del contagio, cioè smettere di caricarli sul data base pubblico e farlo invece una volta a settimana. Ma la scelta sarebbe grave, come argomentano i colleghi, anche perché a utilizzare quei dati in chiaro sono migliaia di ricercatori universitari e indipendenti in tutto il mondo, sono portali di informazione pubblica come quello della Johns Hopkins University e Our world in data. Secretarli significherebbe limitare moltissimo la conoscenza della pandemia e la capacità di prevedernel’andamento. Sarebbe anche andare in una direzione contraria a quella che faticosamente stiamo imboccando e cioè quella di aumentare l’accesso ai dati, renderlo sempre più democratico e trasparente, invece che opaco e arbitrario. Questa è la nota generale, c’è poi quella di merito: De Luca e Teoldi sottolineano che anche se  il significato dei numeri dei contagi è cambiato rispetto al passato, non è scomparso del tutto. Il numero di casi rimane anzi tuttora l’indicatore migliore per conoscere l’evoluzione della pandemia in tempo reale.

Vi nominavo anche la Francia, e perché? Perché un grande sciopero, di portata inedita, svela una contraddizione di Macron, del governo Castex, del ministro dell’istruzione. Il paradosso è che vogliono tenere la scuola aperta ma al contempo non tengono la scuola nell’adeguata considerazione. Non le dedicano risorse, non garantiscono la sicurezza, cambiano e alleggeriscono protocolli, scaricano su scuole e famiglie le conseguenze.  «Stop au mépris», basta con sprezzo e indifferenza: questo è uno degli slogan dello sciopero che il mondo della scuola realizza in Francia -  il più imponente da inizio pandemia, inedito per natura, ampiezza e varietà dei partecipanti. La scuola è stanca, la protesta sta diventando movimento. «Non protestiamo contro il virus ma contro il governo», hanno risposto i sindacati al ministro Blanquer quando ha provato a scrollarsi di dosso il conflitto.

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