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La percezione a Bruxelles è che sia appena arrivata una sentenza storica, la sentenza riguarda la democrazia in Europa ma in realtà quello che la Corte di giustizia europea afferma era ampiamente prevedibile e previsto. I giudici respingono al mittente i tentativi di Polonia e Ungheria di schivare un meccanismo, meccanismo che condiziona l’erogazione dei fondi europei al rispetto della rule of law. La rule of law, cioè lo stato di diritto, è in sostanza la democrazia - e dal rispetto dei principi democratici nessuno stato membro dovrebbe astenersi. Eppure c’è stato bisogno di una sentenza per ricordare a Ursula von der Leyen che non ha più alibi: quel meccanismo che vincola soldi a democrazia va attivato, subito, e anzi andava già attivato da tempo. In vigore è già da più di un anno, solo che la Commissione non lo attiva.

Una eurodeputata ungherese, oppositrice di Orbán - lei si chiama Katalin Cseh - ha paragonato questa situazione a quella di un film che avrete visto in tanti, “Don’t look up”. Cseh dice: la Commissione europea si sta comportando proprio come i politici in quel film. Mentre l’asteroide sta per piombare sul pianeta, loro ci invitano a guardare altrove, e non agiscono. Sì, ma qual è l’asteroide? “Il tentativo del premier ungherese e polacco di disintegrare l’Unione dall’interno”, dice l’eurodeputata. O più semplicemente, la democrazia a rischio. Come mai von der Leyen prende tempo, e non attiva il meccanismo? Ve lo spiego sul giornale, piccolo spoiler - visti i riferimenti cinematografici - tra le ragioni c’è una eredità pesante, quella di Angela Merkel. 

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