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ìNon c’è solo il Quirinale. C’è anche un’altra grande partita di cui si parla di meno ma alla quale i partiti stanno dedicando comunque molte energie. Ce la racconta Sonia Ricci, che la descrive come una partita a carte, piena di bluff, ammiccamenti, accelerazioni, frenate improvvise, con l’unica bussola degli interessi dei singoli partiti. La partita in questione è quella che riguarda la riforma dei regolamenti di Camera e Senato nel futuro parlamento -  parlamento che cambierà completamente forma con la riduzione del numero di deputati e senatori. Quali sono gli attori di questa partita? C’è la Lega, convinta di avere insieme al resto del centrodestra la maggioranza dopo le prossime elezioni, e che vuole mettere al sicuro palazzo Madama, dove tradizionalmente ha numeri più incerti. Il Pd ha presentato una proposta per evitare che il«campo largo» di Enrico Letta finisca per implodere come l’Ulivo; il Movimento 5 stelle è minacciato da una norma anti espulsioni e si vuole tutelare dopo che, in questa legislatura, è stato costretto a fronteggiare le numerose defezioni dei suoi parlamentari. L’obiettivo ufficiale dietro cui nascondere i propri interessi personali è quello di eliminare il trasformismo, scrive Ricci. Per questo si punta soprattutto a depotenziare il gruppo Misto che, almeno sul finire di questa legislatura, è diventato un “partito” ben più importante e decisivo dei partiti ufficiali, con tanti parlamentari che non rispondono più a nessuno a cui attingere a seconda delle evenienze. 

Questa è la partita tutta italiana. Io vi racconto quella europea del momento, che riguarda gas e nucleare. A pochi minuti dalla mezzanotte del 31 dicembre, sulla soglia del nuovo anno, la Commissione europea ha fatto una scelta che guarda al passato più che al futuro: ha cioè etichettato come verdi gas e nucleare, nella cosiddetta tassonomia. Vi spiego di che si tratta, perché è andata così, il ruolo delle lobby e soprattutto il ruolo decisivo di una corposa alleanza di paesi pro gas come il nostro e pro nucleare come la Francia. E poi la variabile che qualcosa potrebbe cambiare, cioè la Germania, che dentro il nuovo governo ha una componente green pronta a dare battaglia. Il primo problema che Scholz deve fronteggiare nella sua coalizione si chiama proprio: tassonomia. 

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