Entro questo mese governo e regioni non riusciranno a raggiungere l’obiettivo di 500mila vaccinazioni anti Covid-19 al giorno. Lo ha annunciato ieri il capo della protezione civile Fabrizio Curcio. La ragione principale è la mancanza di dosi di vaccino, dovuta ai problemi avuti da diverse società farmaceutiche.

Ma con l’accelerazione delle consegne avvenuta negli ultimi giorni questo problema potrebbe presto essere superato. Resta da vedere se a quel punto le strutture sanitarie delle regioni riusciranno a mantenere il passo.

Obiettivi falliti

Il piano vaccinale aggiornato dal commissario Francesco Figliuolo prevedeva di raggiungere le 300mila somministrazioni al giorno entro il 23 marzo e le 500mila entro il 20 aprile. Entrambi gli obiettivi si sono dimostrati impossibili da raggiungere e negli ultimi giorni le somministrazioni sono rimaste poco superiori alle 300mila al giorno.

Ieri il capo della Protezione civile Curcio ha detto all’agenzia Bloomberg che l’obiettivo di 500mila vaccinazioni al giorno non sarà raggiunto nemmeno entro la fine del mese. Il governo, ha detto Curcio, punta a raggiungere l’obiettivo all’inizio di maggio, anche se ciò che importa «è mantenere questo risultato nel tempo».

Tra le ragioni del ritardo ci sono la riduzione delle consegne di vaccini da parte delle aziende produttrici e la sfiducia di una parte della popolazione nei confronti di quello prodotto da AstraZeneca, la cui somministrazione era stata sospesa a marzo per il sospetto collegamento con una rara forma di trombosi. Secondo Curcio in media questo ha portato alla cancellazione del 10 per cento degli appuntamenti per vaccinarsi con AstraZeneca, con punte del 30 e 40 per cento in alcune aree.

Anche il vaccino Johnson & Johnson ha avuto problemi e la sua somministrazione è stata sospesa da diverse autorità farmaceutiche europee dopo la scoperta negli Stati Uniti di alcuni rari casi di trombosi simili a quelli individuati in seguito alla somministrazione del vaccino AstraZeneca.

Nuove dosi in arrivo

Questa settimana Johnson & Johnson ha ricevuto un nuovo via libera, anche se con alcune limitazioni. In Italia l’Aifa ne ha raccomandato l’utilizzo solo per gli over 60, la stessa indicazione ricevuta per AstraZeneca. La decisione ha permesso di iniziare la distribuzione delle 184mila dosi di vaccino arrivate nel nostro paese prima della sospensione.

Nonostante i problemi di Johnson & Johnson e AstraZeneca, la consegna dei vaccini ha accelerato negli ultimi giorni. Ieri sono arrivate 1,5 milioni di dosi di vaccino Pfizer, che si aggiungono a un altro milione e mezzo di dosi arrivato la scorsa settimana.

Si tratta di una consegna inferiore a quanto era stato annunciato dal commissario Figliuolo (che aveva parlato di 4,2 milioni di dosi entro oggi), ma è comunque un numero sufficiente a consentire un’accelerazione.

Quantità e qualità

Fino a ieri mattina in Italia erano stati somministrati in tutto 15,9 milioni di vaccini, pari all’89,5 per cento delle dosi ricevute dal nostro paese. Si tratta di una situazione non molto diversa da quella degli altri paesi europei. In tutta l’Unione la velocità di vaccinazione è limitata soprattutto dalla quantità di dosi e la rapidità con la quale queste ultime vengono distribuite è simile in tutti i grandi paesi, Germania, Francia, Italia e Spagna.

Diverso discorso per la “qualità” delle vaccinazioni, ossia la percentuale di anziani e fragili che sono stati protetti in ciascun paese. In questa seconda classifica l’Italia va peggio dei suoi grandi vicini. Con circa l’80 per cento degli over 80 vaccinati con almeno una dose, il 36 per cento della fascia 70-79 anni e il 16 per cento della fascia 60-69, l’Italia è dietro a Spagna, Francia e Germania.

Ci sono diverse ragioni per questo ritardo: dalla scelta di vaccinare tutto il personale sanitario e i lavoratori degli ospedali, e non solo quelli a più alto rischio di contagio, a quella di vaccinare in modo prioritario gli insegnanti (sospesa la scorsa settimana).

Ma ci sono anche i problemi organizzativi avuti da molte regioni. La Calabria, ad esempio, ha coinvolto nelle vaccinazioni i medici di famiglia soltanto la scorsa settimana, circa due mesi dopo la maggioranza delle altre regioni. Questo ha causato un considerevole ritardo nel raggiungere gli anziani meno mobili.

“Furbetti”

In quasi tutte le regioni la situazione è migliorata nelle ultime settimane e complessivamente l’Italia ha ridotto il divario con gli altri grandi paesi nella vaccinazione delle categorie più fragili. Ma alcune regioni continuano a essere in difficoltà e non è chiaro se riusciranno rapidamente ad accelerare il ritmo delle somministrazioni.

Negli ultimi giorni, in seguito a una riorganizzazione dei dati sulle vaccinazioni realizzata dalla struttura commissariale, si è almeno in parte chiarita la vicenda dei “furbetti”, le persone accusate di aver ricevuto il vaccino senza averne diritto, che alcuni ritenevano fossero addirittura milioni.

L’ambigua categoria “altro”, che raccoglieva circa 2 milioni di persone e che alcuni ritenevano raggruppasse tutti coloro che non avevano diritto alla vaccinazione, è stata divisa nelle sue varie componenti: persone fragili, anziani tra i 60-69 anni e tra i 70 e i 79. Dopo la riorganizzazione soltanto 12mila persone sono rimaste in questa categoria.

A oggi, la categoria che risulta aver ricevuto più vaccini sono gli over 80, con il 28,8 per cento del totale, seguiti dai fragili con poco più del 20 per cento e dagli operatori sanitari e sociosanitari, che ne hanno ricevuto il 19,9 per cento.

 

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