Oggi su Domani è il podcast serale del quotidiano Domani. Una pillola di pochi minuti per darvi subito un assaggio della prossima edizione, che sarà disponibile in edicola il giorno dopo e già dopo cena per gli abbonati digitali. Per ascoltare le altre puntate, man mano che verranno pubblicate, potete cliccare qui. Trovate questo podcast anche su Spotify Spreaker, Google, Apple podcast. Potete ascoltare “Oggi su Domani” anche su Alexa e con l’assistente vocale di Google.

In questa edizione trovate molte inchieste e analisi interessanti, c’è per esempio quella che apre il giornale, a firma di Youssef Hassan Holgado, sulla truffa dei green pass falsi spacciati via Telegram. Ma mi sembra doveroso e giusto dedicare questa pillola serale a Enrico, Enrico Fierro, che era un collaboratore di Domani e che io non ho fatto in tempo a conoscere se non per telefono e via zoom. Ma che in redazione ha lasciato il segno. Voglio ricordarlo con le parole del direttore Stefano Feltri, che lo racconta così.

Enrico Fierro ha scelto di vivere e morire sempre nella trincea delle cause più giuste che, senza eccezioni, erano anche quasi tutte cause perse. D’altra parte, era nato ad Avellino, nel 1951, aveva costruito la sua reputazione professionale come cronista impegnato in una crociata impossibile contro gli abusi e i soprusi di quella che, come fanno solo le persone del sud, chiamava “la mia terra”.

Che poi non era una terra specifica, perché nei decenni è stata l’Irpinia dominata da Ciriaco De Mita, soprattutto dopo il terremoto, e poi la Campania sotto l’influenza di Paolo Cirino Pomicino, bersaglio del celebre libro O Ministro di cui Fierro era uno dei tre autori, e poi ancora la Napoli che sperava potesse rinascere con il suo amico Luigi De Magistris.

Ma la sua terra era anche la Calabria bella e disperata, della quale Enrico continuava a  denunciare gli scandali ma anche celebrare una società civile e vitale, nella quale lui – che la vedeva con chiarezza a noi impossibile da Roma - non ha mai perso la speranza.

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