In Italia sta nascendo un nuovo soggetto politico. Era nell'aria da mesi, ora Aboubakar Soumahoro annuncia di aver completato la transizione da sindacalista dei braccianti e attivista contro il capolarato a leader politico. Lo dice in modo diretto, scandisce come sempre le parole, senza timore che il suo idealismo venga scambiato per ingenuità: «Vogliamo presentarci alle prossime scadenze elettorali e arrivare direttamente a Palazzo Chigi. Avevamo detto che avremmo bussato a tutte le porte del palazzo, non ci hanno ascoltato, ci hanno umiliato: ora abbiamo smesso di delegare, vogliamo diventare protagonisti, entrare in parlamento e scrivere le leggi che ci riguardano».

Nel suo linguaggio alto e quasi oracolare, Soumahoro non vuole usare le parole leader e soprattutto partito. «Siamo l'uomo collettivo di Gramsci, vogliamo riportare in politica la dimensione del Noi».

La sostanza però è che stiamo assistendo alla nascita di un nuovo soggetto alla sinistra del Pd, proprio nella prima settimana da segretario di Enrico Letta inaugurata con l'annuncio di una battaglia vicina ai temi di Soumahoro, quella sullo ius soli. «Veniamo da trent'anni di leggi razzializzanti scritte anche da partiti di sinistra o centro-sinistra. Salivano sulle navi dei migranti e se ne sono dimenticati quando sono andati al timone della politica».

Le comunità invisibili

LaPresse

Il soggetto politico si chiama Comunità invisibili in movimento, si sta strutturando con una serie di «agorà popolari» (non sfugge l'assonanza con quelle proposte proprio da Letta per rilanciare il Pd) partite due settimane fa a Milano e culminerà con una grande assemblea a settembre, nella quale presentare temi, volti, proposte e piattaforma politica.

Alcuni punti fermi ci sono già: oltre alla cittadinanza per i bambini nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri («per rettificare un'ingiustizia che è una ferita alla civiltà»), Invisibili in movimento si batterà per un reddito universale di base. «Non sarà la stessa cosa del reddito di cittadinanza. Non sarà subordinato alla ricerca di lavoro, lo sganciamento serve a restituire dignità al lavoro e alla sua ricerca».

Il programma, ancora in fase di scrittura e quindi oggi inevitabilmente vago, conterrà temi che ormai fanno fatica ad emergere nel dibattito a sinistra: politiche sulla casa, edilizia popolare, un piano affitti a favore del milione di nuovi poveri certificato dall'Istat, no alla politica agricola comune europea, «una transizione ecologica che parte dall'Ilva e da Taranto». E ancora: ripristinare il diritto di sciopero, «anche ad Amazon», dove per altro il 22 marzo ci sarà la prima agitazione italiana.

Parole e visione di sinistra-sinistra, con una base elettorale composta dalle comunità con le quali Soumahoro è entrato in contatto in questi anni. Non più solo braccianti, ma rider, precari, partite Iva, studenti, lavoratori della sanità, della scuola, dello spettacolo o di fabbriche come la Whirlpool di Napoli.

Dopo la Whirpool

Proprio la decisione di stare dalla parte degli operai della Whirlpool è stata uno dei momenti in cui Aboubakar Soumahoro ha cambiato passo e allargato il suo impegno, che inizialmente era partito come sindacalista Usb a difesa dei braccianti e contro lo sfruttamento nella filiera alimentare.

In quel ruolo ha conquistato la ribalta nazionale, riportando nel dibattito temi e storture che erano completamente assenti e prive di un portavoce pubblico.

Soumahoro quel posto se lo è preso, mostrando carisma e preparazione, è diventato un volto familiare e un punto di riferimento, è apparso sulla copertina dell'Espresso e a Propaganda Live, si è incatenato agli Stati generali di Conte, dove ha poi incontrato l'ex presidente del Consiglio e Gualtieri. Ha mostrato capacità di mobilitazione e sintesi, con le quali sta provando a reinventare la sinistra dal basso

Nell'ultimo anno c'è stata un'accelerazione. A maggio lo sciopero degli invisibili, che ha coinvolto anche i consumatori, a luglio gli Stati popolari in Piazza San Giovanni a Roma e a gennaio scorso la mobilitazione davanti alla Whirlpool di Napoli, ultimo passaggio prima di questo annuncio: gli invisibili non sono più solo un soggetto politico in senso lato, ma concorreranno alle elezioni. 

Politica senza partito

C'è un concetto che torna, nelle intenzioni di Soumahoro: «Federare». È riferito a tutti i soggetti che hanno provato in questi anni a fare politica senza entrare nei partiti, come Sardine o Fridays for Future. «Vogliamo federare il modo delle invisibilità, aspettiamo proposte da tutti, questo movimento deve essere una casa per quelli che hanno provato a portare ossigeno a una politica compromessa».

La definizione che sceglie per il suo modo di essere a sinistra è «progressismo trasformativo, perché tutto il resto, la politica dei piccoli passi, è stata solo conservazione dello status quo».

Prova a non citare mai in modo diretto il Partito democratico, ma, da attento osservatore delle cose politiche, sa farlo anche senza menzione diretta. «Anche noi vogliamo essere il partito delle ZTL, ma di quelli che nelle ZTL ci lavorano, senza diritti e rappresentanza».

Si rivolge al Pd anche il tentativo di sottrarre e reinventare icone della sinistra. Soumahoro cita spesso Gramsci, Berlinguer, Di Vittorio, perfino Gaber («La libertà è partecipazione»).

La formula di partenza, assembleare, dal basso, basata su un'identità collettiva e allergica alla parola «partito», potrebbe ricordare il Movimento 5 Stelle delle origini. «Noi non diremo di aver abolito la povertà quando l'Italia diventa sempre più povera, non parleremo di taxi del mare, non governeremo con chi nega la dignità umana».

La strada è impervia, Soumahoro risponde con Camus: «Senza proiezione sul futuro, senza promessa di progresso, non esiste vita che abbia valore. Tutto faremo, tranne che mera testimonianza». 

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