Anche i turisti a passeggio sul ring di Vienna si accorgeranno della bandiera a mezz’asta sul tetto del Parlamento austriaco. Tutto il paese è a lutto: piange le vittime della sparatoria di Graz.

Questo martedì mattina Arthur A., un ragazzo di 21 anni, che in passato aveva studiato proprio alla Borg Dreierschützengasse, è entrato in questa scuola superiore della cittadina e ha ucciso dieci persone, di cui sette femmine, tre maschi (le autorità non hanno indicato quante fra queste siano studenti o insegnanti); poi si è suicidato. Ma il bilancio non è statico: deve contemplare anche la dozzina di persone ricoverate in ospedale, ferite gravemente.

Espressioni di vicinanza arrivano da tutto il mondo, comprese Bruxelles e Roma: tra i tanti messaggi di cordoglio all’Austria, ci sono anche quelli di Ursula von der Leyen, Sergio Mattarella, Giorgia Meloni.

Il cancelliere Christian Stocker, il popolare che guida la coalizione di governo con socialdemocratici e liberali, ha indetto per questo martedì pomeriggio una conferenza stampa («è una tragedia nazionale»); nelle stesse ore l’esecutivo ha deliberato tre giorni di lutto nazionale.

I partiti – tutti, a prescindere dal loro orientamento – hanno cancellato convention e congressi, lanciando messaggi di unità; c’è chi è corso a donare il sangue, mentre la croce rossa prestava supporto a centinaia di studenti e di famiglie sotto choc. «Per la croce rossa in Stiria – ha dichiarato il comandante dei soccorsi della regione, Peter Hansak – questa è la missione più tragica in tutta la seconda repubblica», cioè dal dopoguerra a oggi.

La dinamica e le indagini

Se si guarda indietro, agli ultimi decenni, si trovano casi come quello di un quindicenne che uccide un insegnante (era il 1997, succedeva a Zöbern) o quello di un 19enne vittima di un coetaneo (nel 2018 a Mistelbach), ma nella memoria collettiva austriaca non ci sono precedenti analoghi di una strage così letale in una scuola.

Perché il 21enne ha ucciso? «Sui retroscena sono state fatte molte ipotesi, ma adesso è il momento di svolgere indagini dettagliate», ha detto questo martedì Gerhard Karner, ministro degli Interni (prima con Nehammer e ora con Stocker cancelliere), riferendo anche che l’autore era un ex studente della scuola in questione, che aveva però abbandonato gli studi prima di conseguire il diploma.

Alcuni media hanno riportato che il 21enne avrebbe subìto gravi episodi di bullismo negli anni della scuola, altri hanno vociferato della presenza di una lettera trovata durante una perquisizione e che potrebbe aiutare a chiarire la vicenda. Quel che è già assodato – perché sono le autorità stesse a ufficializzarlo – è che le prime chiamate di emergenza sono partite attorno alle dieci di martedì mattina, e che l’autore della strage avrebbe sparato con due armi.

Si parla di una pistola e di un fucile; il 21enne possedeva queste armi legalmente e una delle due era stata da lui comprata di recente.

Il quadro normativo austriaco – come si apprende da fonti istituzionali – dispone che si possa farlo su licenza, purché l’età sia di almeno 21 anni, e con un iter che prevede non solo che si sappia maneggiare un’arma consapevolmente, ma pure un rapporto psicologico che possa confermare che chi richiede la licenza per armi da fuoco non le userà in modo sconsiderato, magari sotto stress psicologico. Questo tipo di valutazione può essere omesso solo se la persona in questione ha già una licenza di caccia.

Altri paesi, come Germania e Gran Bretagna, hanno modificato o inasprito le proprie leggi quando gravi sparatorie nelle scuole hanno scosso l’opinione pubblica; anche l’Austria inizia a interrogarsi sul punto. Ma nelle prime ore dopo la «tragedia nazionale», come l’ha definita il cancelliere, prevale il sentimento di sconcerto: «Mancano ora sia le parole che le spiegazioni», come ha detto il parroco della chiesa locale a chi si è radunato per la commemorazione questo martedì pomeriggio.

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