«Fuori i camerati dalle galere». I «camerati» sono Roberto Fiore e Giuliano Castellino, i leader di Forza nuova arrestati dopo l’assalto al sindacato Cgil del 9 ottobre a Roma. Lo striscione viene esibito a Varsavia, dai fascisti italiani che hanno raggiunto quelli polacchi per la “marcia dell’indipendenza” dell’11 novembre. I rapporti tra Forza nuova e l’ultradestra polacca sono collaudati, e da anni una delegazione italiana raggiunge Varsavia per questo evento. Ciò che con il tempo si è evoluto è il grado di supporto ricevuto dalla destra “istituzionale”. Il sostegno del partito di governo polacco Pis ai fascisti è sempre più esplicito: senza l’appoggio delle autorità pubbliche, la marcia di giovedì non avrebbe potuto aver luogo. I fascisti polacchi ricevono, grazie al governo, ampi sussidi pubblici. E i fascisti italiani vengono accolti nel parlamento polacco, il Sejm.

Fascismo istituzionalizzato

Le immagini della piazza mostrano un bambino, istigato dal padre, sputare su una bandiera Lgbt che è stata stracciata a terra e incendiata. Gli slogan sono xenofobi, contro i migranti, contro Bruxelles. Ma quest’anno, nonostante i timori, la marcia non è stata più violenta del solito. I polacchi sono abituati a vedere i palazzi messi a ferro e a fuoco e i tumulti nel giorno che rappresenta l’occasione perfetta, per la destra anti sistema, di esibirsi in strada. Ma c’è un motivo per il quale le violenze sono state più verbali che altro: la marcia è diventata ufficialmente di sistema. I fascisti si sono mossi con la protezione esplicita del governo. Nonostante le sentenze sugli assembramenti, le richieste degli organizzatori presentate in ritardo e una manifestazione femminista già programmata, l’ultradestra ha potuto sfilare indisturbata. Il ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, si è battuto perché la marcia dell’ultradestra fosse considerata una ricorrenza. L’ufficio dei veterani ha garantito, con il suo intervento formale, che l’evento acquisisse il rango di una cerimonia di stato che, per sua natura, ha la priorità. Così le femministe, anche per evitare scontri visto che in passato sono state più volte aggredite dalle formazioni neofasciste, hanno dovuto rinunciare alla loro sfilata.

I soldi e le connessioni

A guidare la marcia, a cui ha partecipato anche Forza nuova, c’era Robert Bąkiewicz. Il governo polacco gli ha garantito quasi 900mila euro di fondi pubblici. I soldi arrivano perlopiù grazie a un «fondo patriottico» istituito dal ministero della Cultura, guidato dal vicepremier del Pis, Piotr Gliński. Il leader del Pis, Jaroslaw Kaczynski, ha lavorato per sdoganare i neofascisti. Quando l’autunno scorso, dopo la sentenza sul divieto all’aborto, Kaczynski ha invitato a «proteggere le chiese», l’ultradestra era lì, a prendere d’assalto le femministe. «La Polonia è la Nazione avanguardia nella difesa dell’identità Cristiana» scrive Forza nuova ogni anno quando partecipa alla marcia. Roberto Fiore nel 2019 si è fatto fotografare dentro il parlamento polacco mentre si congratulava con «il vero vincitore delle ultime elezioni», Janusz Korwin-Mikke, leader dell’estrema destra di Konfederacja. Ma già molti anni prima, nel 2015, Forza nuova era stata accolta nell’assemblea legislativa polacca, il Sejm: all’epoca Tomasz Kalinowski, un esponente di Onr, formazione neofascista, non si era trattenuto e si era vantato su Twitter della visita degli italiani.

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