Non è come le altre volte. Le elezioni legislative che si tengono in Francia questa domenica, e poi il 19 giugno per il secondo turno, non determineranno soltanto la formazione dell’assemblea nazionale o la stabilità del governo. Tutta la politica francese, e di conseguenza europea, uscirà ridisegnata da questo voto. Sarà un voto inedito perché, per la prima volta, si presenta alle urne, unito, un fronte di sinistra ecologista (Nupes). Sarà determinante anche perché il presidente Emmanuel Macron, invece di godersi la «luna di miele con l’elettorato» dopo le presidenziali di aprile, può ritrovarsi senza maggioranza assoluta in parlamento. In campo c’è persino l’ipotesi di una coabitazione, con Jean-Luc Mélenchon primo ministro.

Gli scenari

I seggi all’Assemblée nationale sono 577, dunque la maggioranza assoluta si raggiunge con 289 eletti. Sulla base delle intenzioni di voto al primo turno, il sondaggio Ipsos France del 9 giugno attribuisce ai macroniani – l’alleanza Ensemble! – un ventaglio di seggi che va da 260 a 300: significa appunto che la maggioranza assoluta è tutt’altro che scontata. «Ci sono tre scenari possibili», spiega Mathieu Gallard, direttore di ricerca di Ipsos France. «Il primo è che Macron ottenga la maggioranza assoluta, da solo, senza alleanze ulteriori, come nel 2017, anche se con un vantaggio più ridotto rispetto alle scorse legislative». Cinque anni fa, il solo partito di Macron, La République en marche, aveva 308 seggi e, grazie all’alleanza con la formazione centrista Modem, ne aveva raggiunti 350.

«La seconda ipotesi è che Ensemble! ottenga la maggioranza relativa, ma non quella assoluta». Secondo Gallard, visto che a quel punto un’alleanza si renderà necessaria, è assai probabile che il presidente la cerchi nella destra moderata dei Républicains. «Questo secondo scenario impedisce al presidente di avere le mani del tutto libere, ed è meno probabile del primo».

Ma resta una terza ipotesi, che «per quanto improbabile non è affatto da escludere»: la maggioranza in mano alla sinistra. Il sondaggio Ipsos prevede al momento per Nupes fino a 215 seggi, ma molto dipende «dalla dinamica che si creerà tra i due turni».

La sinistra ridisegnata

«Il programma di Nupes non è credibile». Il giudizio arriva da François Hollande, che da presidente socialista ha innescato il crollo verticale del suo partito, giù fino al due per cento delle ultime presidenziali. Jean-Luc Mélenchon, che nel lontano 1997 era in competizione proprio con Hollande per la guida dei socialisti e ha perso, oggi può a tutti gli effetti sancire la propria rivincita: con il Partito socialista ridotto a macerie dal voto di aprile, è la sua France Insoumise, cioè una sinistra radicale rinnovata sotto l’imperativo ecologista, ad assumere il ruolo egemone di un fronte unito, Nupes, che tiene insieme, oltre ai socialisti, anche i verdi e i comunisti.

Se la incapacità di unirsi a sinistra ha rappresentato il punto di forza di Mélenchon alle presidenziali, perché gli elettori hanno individuato in lui il «candidato utile», oggi l’unità della sinistra garantirà a Mélenchon un risultato senza precedenti. Le previsioni indicano per questo campo seggi almeno triplicati rispetto al 2017. Stare insieme conviene. «Quando hai quattro partiti alleati, è meccanicamente assai più probabile che il candidato superi il primo turno nella circoscrizione», conferma Gallard.

Socialisti ed Europa

L’unione a sinistra è un flirt passeggero, funzionale al voto, oppure segna una ricomposizione di lungo termine del campo politico? «Segna se non altro una ricomposizione nel partito socialista», risponde François Comet, responsabile Europa del Partito socialista a Parigi. Comet dice che «c’è una parte dei socialisti che non vuole l’alleanza, c’è persino qualche esponente “dissidente” che si candida per conto suo, e in base a quanto bene andrà Nupes cambieranno gli equilibri nel partito in vista del congresso d’autunno».

Uno dei punti sui quali i detrattori di Nupes ritengono l’alleanza più instabile è proprio l’approccio all’Europa, visto che la France Insoumise contempla la «disobbedienza» all’Ue. Ma Comet dice che «le differenze interne non sono insormontabili». Nel programma sono state pattuite le linee comuni, condividendo «la necessità di uscire da politiche liberiste e andare verso un’Europa sociale ed ecologista. In questi giorni peraltro le nostre famiglie all’Europarlamento hanno condiviso la richiesta di una convenzione per riformare i trattati e andare – insieme – verso questa direzione».

Destre estreme e astensione

A ogni modo Macron tenta di replicare l’operazione “diabolizzazione”, che è risultata vincente con l’estrema destra, anche con la sinistra. Dopo aver dichiarato, la sera della vittoria, che si sarebbe fatto carico delle istanze degli elettori di sinistra che lo avevano sostenuto al ballottaggio per bloccare l’avanzata di Marine Le Pen, ora dipinge Nupes e il suo leader come pericoloso estremista. Intanto nell’estrema destra è saltata l’operazione messa sul tavolo da Marion Maréchal ed Éric Zemmour, per una «unione delle destre».

Cosa aspettarsi? Il politologo esperto di destre Jean-Yves Camus prevede che «Reconquête ha speranza di ottenere Zemmour in parlamento e poco altro, il Rassemblement di Le Pen andrà meglio del 2017 e potrà formare un gruppo parlamentare ma non è affatto detto che il suo 41 per cento delle presidenziali si traduca in un successo in questo voto». Per Gallard di Ipsos, il primo obiettivo di Marine Le Pen è «annientare Zemmour: la vera partita in gioco nell’estrema destra è su chi sarà la personalità dominante».

A giudicare dagli spot elettorali, il timore di Le Pen è soprattutto l’astensione. «Stavolta sarà persino più forte del 2017: cinque anni fa al primo turno ha votato circa il 48 per cento degli aventi diritto, ora prevedo il 46».

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