Mentre la Casa Bianca metteva gli europei sotto pressione, chiedendo anche più contributi militari, l’Alleanza atlantica finalizzava l’affare sul “Palantir Maven Smart System Nato” con la società del broligarca Peter Thiel, noto per le sue vocazioni monopolistiche e antidemocratiche
Gli europei stanno delegando e pagando il futuro ai broligarchi trumpiani. Quasi tutti i paesi Ue fanno parte della Nato, e a loro Trump chiede di assumersi sempre più oneri. In tale contesto l’Alleanza ha ufficializzato questo lunedì l’acquisizione del “Palantir Maven Smart System Nato” – l’intelligenza artificiale applicata alla guerra – facendo partire così il rigonfiamento in borsa di Palantir.
Il nome è di evocazione tolkieniana e l’azienda non è una qualunque: la ha cofondata e la presiede Peter Thiel, noto alle cronache come «il don della mafia di PayPal» e legato a doppio filo a Trump, Vance e al milieu dell’estrema destra.
La cerchia del presidente
«Negli ultimi anni hanno avviato attività furiosamente, c’è pure un produttore di auto elettriche la cui azienda vorrebbe colonizzare Marte». Sembra già di intuire di chi si parli. Con queste parole nel 2007 Fortune portava alla ribalta la «PayPal mafia» – «è così che si chiamano tra di loro» – formatasi attorno al cofondatore di PayPal, che è appunto Thiel.
Tra i suoi tanti investimenti c’è quello in Facebook, anche se nel 2024 Mother Jones ha concluso con buone ragioni (e la notizia di questo lunedì lo conferma) che «il miglior investimento di Thiel sia stato quello su Trump: la sua donazione nella campagna del 2016 e le sue prese di posizione hanno prodotto forse per lui i maggiori dividendi, trasformandolo in un oligarca della politica Usa».
L’altra grande scommessa riuscita di Thiel si chiama J.D. Vance: lo ha sostenuto (anche finanziariamente) e lo ha connesso a Trump. Oggi Vance è vicepresidente (ed è uno dei più ostili nei confronti dell’Europa).
L’orizzonte ideale di Thiel – se di ideale si può parlare – è monopolistico e antidemocratico: la concorrenza tanto quanto il principio di uguaglianza sono intesi come un intralcio. «Non credo che libertà e democrazia siano oggi compatibili», è una delle sue frasi più iconiche.
La Nato trumpiana
A proposito di attitudini monopolistiche, Palantir ha un legame speciale con gli apparati di governo Usa sin da quando è nata: era il 2003 e venne su coi soldi di Thiel e della Cia. Nel 2020, anno del debutto della società a Wall Street, aveva già venduto i suoi software a svariati dipartimenti e agenzie statunitensi: l’ambizione dichiarata era di «diventare il sistema operativo predefinito dell’amministrazione Usa per quel che riguarda i dati».
Già all’epoca Cnn parlava di «incarichi controversi»: Palantir è anche macchina per lo spionaggio. Sempre nel 2020, la creatura di Thiel aveva già penetrato l’Ue, tra cooperazioni con Europol e quel piede nel progetto Gaia X (a parole “dell’Europa e per l’Europa”); Palantir all’epoca si disse «orgogliosa di aiutare l’Europa a costruire la sua infrastruttura per la sovranità dei dati».
Anche se la Nato lo ha annunciato questo lunedì, l’affare – che «servirà a modernizzare» – era stato finalizzato il 25 marzo, mentre Trump metteva l’Ue sotto pressione su più fronti: c’era già stata la prima ondata di dazi, erano in corso attacchi sulla Groenlandia e trattative su Kiev.
Come si è visto anche a inizio aprile, durante il passaggio del segretario di stato Usa Marco Rubio a Bruxelles in sede Nato, la Casa Bianca continua a premere sugli alleati europei perché rendano la Nato al contempo «più forte» e «più sostenibile» per gli Usa. Mark Rutte, il segretario generale, dice che i trumpiani «promettono di non andarsene di punto in bianco» ma che «saranno sempre più impegnati altrove».
Così resterà agli europei il costo per loro sempre maggiore della Nato, ma non sarà più europea la strategia: un pezzetto di futuro (quello legato all’intelligenza artificiale) porta già la trumpiana firma del don di PayPal.
© Riproduzione riservata