dopo i “referendum” di putin

Ora c’è pure il referendum fake di Orbán contro le sanzioni

(Il premier ungherese con la presidente della Commissione europea. Foto AP)
(Il premier ungherese con la presidente della Commissione europea. Foto AP)
  • L’Ue non deve vedersela solo con i referendum fake del presidente russo. Ci sarà pure il referendum fake appena lanciato da Viktor Orbán, e che è un omaggio sempre a Putin. Bruxelles non ha fatto in tempo ad annunciare un nuovo pacchetto di sanzioni, che poche ore dopo il miglior amico del Cremlino in Ue era già pronto a sganciare la sua bomba politica e retorica.
  • «I tentativi di indebolire la Russia non hanno funzionato, invece è l’Europa che potrebbe finire in ginocchio per gli effetti delle sanzioni». Non è Putin ad aver detto queste parole – anche se ne ha dette di analoghe – ma Orbán, che attraverso la macchina mediatica filogovernativa veicola in modo martellante questo messaggio: basta con le sanzioni, causa di ogni male per gli ungheresi.
  • In tale contesto, Fidesz ora lancia una «consultazione» sulle sanzioni. Nel 2016 ci fu il voto anti migranti, ad aprile quello anti lgbt; questi referendum identitari, costruiti come sondaggi di opinione, non hanno neppure raggiunto il quorum. Cosa spera di ottenere ora il premier, a parte omaggiare Putin? Usa questa leva, e la mancata ratifica dei nuovi ingressi nella Nato, come strumenti di pressione per sbloccare i fondi Ue; inoltre indirizza contro Bruxelles il malcontento che la crisi fa lievitare tra gli elettori. 

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