Cos’è il “race report”? Perché da giorni scuote l’opinione pubblica britannica? La sintesi migliore sta in un tweet, l’autore è il regista e umorista londinese David Schneider: «Scandalizza che un report del governo sul razzismo strutturale, realizzato da persone che non credono nel razzismo strutturale, non trovi alcuna prova che esiste il razzismo strutturale». Da quando il dossier è pubblicato, i movimenti antirazzisti e un’ampia fetta di società civile sono in rivolta. Quello che doveva essere un tentativo di ridurre le diseguaglianze si sta trasformando in un fattore divisivo. Il versante britannico di Black lives matter è «sconvolto» dai contenuti del dossier. L’accusa più frequente alla commissione che lo ha stilato e al governo che lo ha concepito è di gaslighting; di manipolare, negare la realtà, gettare fumo negli occhi.

Il dossier

L’iniziativa del report nasce in seguito all’uccisione di George Floyd negli Stati Uniti e alle proteste di Black Lives Matter, anche nel Regno Unito. Il premier britannico Boris Johnson ha imbastito una “commissione sulle disparità etniche e razziali”, con l’incarico di prendere in esame le diseguaglianze razziali nel paese. Il 31 marzo le 260 pagine di report sono state rese pubbliche. E hanno suscitato indignazione sia per ciò che negano che per ciò che affermano. Il dossier nega che esista un problema di razzismo strutturale nel paese. «Noi una Gran Bretagna in cui il sistema rema contro le minoranze etniche non la vediamo mica più», dice la commissione. La diseguaglianza razziale non spiega, secondo il dossier, perché in alcuni gruppi etnici si muore di più di Covid-19; «il motivo è il tipo di occupazione e di abitazione». Dietro le disparità razziali ci sono «storie familiari o diseguaglianze di tipo geopolitico». La società britannica «da mezzo secolo offre grandi opportunità per tutti» e la disparità di salario tra minoranze e maggioranza bianca «è calata al 2,3 per cento». Il passato schiavista del Regno Unito viene rinominato come «l’esperienza caraibica». Il dossier non risparmia pure una critica ai movimenti per l’uguaglianza razziale: sì, ringrazia a Black lives matter, ma poi accusa «queste nuove teorie sulla razza che insistono sulle differenze e producono una stridente forma di antirazzismo, per cui ogni svantaggio è letto con la chiave della discriminazione dei bianchi». Secondo il race report, il razzismo istituzionale nel Regno Unito semplicemente non esiste: non è dimostrato.

Le reazioni

Immediate le reazioni di sdegno di opinione pubblica, opposizione, attivisti. Il laburista David Lammy ha fatto un monologo in tv elencando una serie di casi di prevaricazione sulle minoranze: che il razzismo istituzionale non esiste, «andatelo a dire alla madre di Leon Briggs, morto mentre era nelle mani della polizia, costretto a terra con la faccia contro il pavimento dai poliziotti».

E giù un elenco di altri casi, che Lammy conosce bene: nel 2017 il parlamentare documentò in che modo nel Regno Unito polizia e sistema giudiziario hanno dei racial bias, pregiudizi razziali. Ora dice che «un report che doveva unire la nostra società, finisce per spaccarci ancora di più».

«Il dossier scarica i problemi e addirittura le colpe sugli individui e sulla famiglia, come se il punto non fossero anche le politiche messe in atto», per Jabeer Butt della Race equality foundation. Black lives matter e molte altre realtà organizzate hanno espresso sgomento e denunciato i tentativi di «negare la realtà» e «manipolarla». Dal Babu, che era stato uno dei primi britannici asiatici ad arrivare ai vertici della polizia, ha detto pubblicamente di essersi «pentito» di aver collaborato con la commissione. Nessuna ammissione di errore invece dal presidente della commissione stessa, Tony Sewell: «Io avrei sminuito il nostro passato schiavista? Assurdo. Ridicolo. Offensivo» .

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