In un inedito bivio esistenziale, la Romania ha scelto come presidente Nicușor Dan, che da sindaco di Bucarest ha fatto dell’«onestà» il suo slogan e che rappresentava un appiglio sicuro all’Ue, invece dell’estrema destra di George Simion (e del fantasma di Călin Georgescu) che avrebbe dirottato il paese verso Trump, Mosca e l’autoritarismo.

Ma Dan ha potuto incassare il 53,6 per cento perché rappresenta una figura non organica al vecchio e corrotto sistema che ha governato il paese finora (e che è collassato assieme al candidato Antonescu al primo turno). Il 46,4 di Simion – che prima ha disconosciuto la sconfitta, poi ha detto ai suoi di «non disperare» – resta ingombrante.

E, pur nella diversità dei contesti, la stessa lezione arriva da Polonia e Portogallo: in mancanza di alternative credibili, l’estrema destra capitalizza la frustrazione e si espande.

Allerta nera

Non basta dire che Rafał Trzaskowski, il tuskiano sindaco di Varsavia, arriverà al secondo turno del primo giugno con un sorpasso strettissimo sul candidato Pis, Karol Nawrocki (31,4 il centrista, 29,5 l’ultraconservatore); bisogna aggiungere al blocco di destra estrema il risultato dei neofascisti, con Sławomir Mentzen di Konfederacja che arriva terzo (14,8).

«Adoro l’odore del terrore di sinistra al mattino», ha scritto questo lunedì mattina Mentzen, l’imprenditore turboliberista che incrocia le solite parole d’ordine di estrema destra (un mix di euroscetticismo e attacchi ai diritti) con l’uso intensivo di TikTok e una capacità di attrarre i giovani (è il più votato da chi non aveva mai votato prima, ai quali deve quasi la metà dei voti ottenuti). A ciò va affiancato il segnale cupo del 6,3 per cento ottenuto da Grzegorz Braun, così estremista anche nei gesti – è noto in tutto il mondo per aver spento con un estintore una menorah ebraica in parlamento – che persino la neofascista Konfederacja a gennaio ne ha annunciato l’espulsione.

Un successo inedito per le destre estreme si verifica anche in Portogallo, dove le elezioni parlamentari non segnano solo un generale orientamento a destra del paese (Alleanza democratica, il centrodestra di Luís Montenegro al centro dello scandalo che innescò il voto, resta primo partito con il 33 per cento), ma consentono anche ad André Ventura – Patriota europeo convertito al Mega come Salvini, Le Pen e Orbán – di ottenere lo stesso numero di seggi (58) dei socialisti (che in termini percentuali lo superano per meno di un punto, 23,4 contro 22,6).

Dal sogno all’incubo

A Varsavia gli opinionisti parlano di un brusco risveglio dal «sogno del 15 ottobre, che è finito».

Il 15 ottobre è quello del 2023 in cui la coalizione guidata da Donald Tusk aveva segnato un’alternanza rispetto all’èra di governo del Pis (rispetto all’allora premier Mateusz Morawiecki ma soprattutto verso il vero regista del partito, Jarosław Kaczyński, maltollerato dalle nuove generazioni mobilitate in piazza per i diritti). L’inedita partecipazione mostrava la speranza attivata all’epoca dalla coalizione, composta dalla tuskiana Platforma Obywatelska (il centrodestra di cui l’attuale candidato presidente Trzaskowski incarna l’anima più liberale), da Trzecia Droga (la "terza via” cattolica e centrista), dalla sinistra.

Non solo Trzaskowski, ma neppure gli altri candidati provenienti da quell’arco politico hanno motivo di uscire galvanizzati dal voto di questa domenica: il partner di governo Szymon Hołownia (“terza via”) che alle presidenziali 2020 da uomo nuovo aveva sfondato con il 14 per cento (terzo posto), ora si sgonfia al 5. E, se è vero che il 4 per cento di Magda Biejat non può stupire in un paese in cui la sinistra fatica a sfondare, va notato che gli elettori le preferiscono di mezzo punto il competitor d’area Adrian Zandberg, che a differenza sua si è tenuto fuori dalla coalizione di governo.

Perché proprio il sindaco di Varsavia, noto per essere l’anima più progressista di un partito, quello di Tusk, che è orientato a destra, ha pagato l’insoddisfazione? Proprio per i tentativi di ammiccare a un elettorato ampio, o per dirla con Piotr Pacewicz, «di non irritare l’elettorato di destra». Ma in questo modo – prosegue il fondatore di OKO.press – Trzaskowski «ha perso autenticità e non ha delineato una visione attraente di uno stato liberale, concentrandosi su un patriottismo vecchio stile. Il suo messaggio conteneva toni anti immigrazione e persino anti ucraini nella speranza di guadagnare voti a destra; ma così li ha persi a sinistra e nel centro liberale». Battere l’estrema destra non è impossibile, come dimostra la Romania, che ha fatto argine da est; ma serve appunto una vera alternativa alla destra più o meno estrema, per poter fermarla.

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