«Devo registrare con soddisfazione il fatto che tutto quello che abbiamo chiesto è stato accolto rapidamente». È disteso il presidente del Consiglio Mario Draghi al termine del Consiglio europeo che si è tenuto ieri a Bruxelles.

Nel corso della conferenza stampa conclusiva, il primo ministro italiano si è detto contento dei risultati ottenuti: «È stata una sessione che ci ha visto soddisfatti. Naturalmente poi bisognerà mettere in atto tutti gli impegni di politica che sono espressi nel comunicato finale», continua. «Oggi l'obiettivo era avere un coinvolgimento significativo, massiccio dell'Ue nel nord Africa, nel centro Africa e nelle zone che manifestano instabilità. Quindi, non solo nei confronti della Turchia, ma anche nei confronti di questi Paesi, primo tra tutti la Libia. Il testo concordato con tutti i partner è molto impegnativo».

L’organismo che riunisce i capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione, che si è riunito il 24 e 25 giugno, ha infatti stabilito che sarà adottato un approccio «pragmatico, flessibile e su misura» che utilizzerà «tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili» dell’Ue e dei paesi membri in stretta collaborazione con Unhcr e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Il Consiglio ha invitato la Commissione europea a rafforzare «le azioni concrete con i paesi di origine e di transito» e a presentare nel prossimo autunno piani d’azioni «con obiettivi chiari e tempistiche concrete».

La questione migrazioni, dunque, sarà affrontata attraverso una «gestione esterna del fenomeno», come ha detto anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. In sostanza, nessun accordo sui ricollocamenti nei paesi dell’Unione, ma gestione dei flussi affidata agli Stati di confine in Medio Oriente (Turchia, Libano e Giordania) e forse Nord Africa (Libia) che saranno aiutati con fondi Ue. «I leader dell’Unione hanno dato il loro sostegno al finanziamento di 3 miliardi fino al 2024 per i profughi in Turchia, che serviranno soprattutto per progetti socio-economici. Ora prepareremo la proposta legale da mettere sul tavolo. Altri 2,2 miliardi andranno ad altri paesi dell’area come Libano e Giordania», ha spiegato invece la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

La Turchia

La centralità della Turchia, ribadita nelle conclusioni del summit di Bruxelles, era stata anticipata nell’incontro bilaterale del 21 giugno tra Mario Draghi e la cancelliera tedesca Angela Merkel: «Non possiamo andare avanti senza la cooperazione con la Turchia, vi informeremo dopo il consiglio europeo». E così è stato: i tre miliardi che andranno al paese guidato da Erdogan vanno ad aggiungersi ai sei previsti nel patto siglato dall’Unione per la gestione e il rimpatrio dei migranti.

«Il mio obiettivo non era ottenere un accordo sui ricollocamenti», ha proseguito Draghi in conferenza stampa. Accordo che non era previsto tra i punti all’ordine del giorno. «Tutto quello che avevo visto nelle settimane passate mi diceva che non era possibile avere accordo per noi conveniente. Chiaro che è possibile avere un accordo, ma deve essere nell'interesse italiano».

L’obiettivo, raggiunto secondo il primo ministro italiano, era quello di un coinvolgimento più ampio dell’Unione proprio in quei paesi di confine e nelle zone che «manifestano instabilità». «Il testo concordato con tutti i partner è molto impegnativo», ha concluso, «la migrazione resterà in agenda al Consiglio Ue, non mi farei troppi problemi».

© Riproduzione riservata