Il cambiamento non è di poco conto. Anzi è una svolta epocale, qualcosa di simile a quello che è avvenuto con l’emissione di bond comuni per il Recovery fund così come fece Alexander Hamilton, primo segretario al Tesoro americano quando per primo emise debito pubblico federale a Washington a sostegno di quello dei singoli stati americani.

Ma di cosa parliamo, dunque? Presto detto. Bruxelles vorrebbe passare sotto la lente il mercato unico finanziario e sanzionare i comportamenti scorretti in materia di antiriciclaggio con una modalità federale e non più confederale. In sostanza la Commissione ha proposto una struttura di governo diversa da quelle di altre autorità di vigilanza europee, un’agenzia dove gli interessi dell’Ue sono centrali e l’influenza degli stati membri è limitata. Almeno nelle intenzioni.

L’egida del parlamento

A muovere le acque è stato il pericolo del fenomeno del riciclaggio di denaro sporco legato a quello della criminalità e del terrorismo che ha spinto la Commissione Ue a trasformare la futura agenzia europea prevista per controllare il fenomeno da entità confederale, come le sue numerose e spesso poco efficienti sorelle in mano ai voleri e ai veti incrociati degli stati membri così come è avvenuto finora, a veri e propri organismi federali del tipo di quelli in forza negli Stati Uniti, cioè dotati di poteri effettivi e con visione generale di interesse europeo e non più intergovernativo. Entità che rispondono politicamente in prospettiva più al parlamento europeo che ai rispettivi governi.

Una svolta dunque. Possibile? Per cautela va premesso che siamo solo all’inizio della vicenda ma il tentativo di cambio di rotta, almeno in teoria, c’è. Dopo alcuni scandali finanziari, tra cui quello in Estonia che ha coinvolto la Danske Bank tra il 2007 e il 2015 per una cifra da 200 miliardi di euro, la Commissione europea di Ursula von der Leyen ha presentato il 20 luglio una proposta legislativa per rafforzare la lotta contro il riciclaggio del denaro sporco nei 27 paesi membri.

Bruxelles ha preso atto che la collaborazione tra le varie autorità nazionali non ha funzionato, così ha deciso di proporre la creazione di un ente europeo, con potere di vigilanza e sanzionamento sulle istituzioni finanziarie.

«Ogni scandalo del riciclaggio è uno scandalo di troppo perciò il lavoro per chiudere le lacune del nostro sistema finanziario non è ancora finito», ha spiegato il vicepresidente dell’esecutivo Ue Valdis Dombrovskis.

«Contrastare il riciclaggio di denaro significa colpire al cuore la criminalità. Abbiamo esaminato dove si trovano le lacune del nostro quadro normativo e abbiamo detto: basta», ha detto l’irlandese Mairead McGuinness, commissario europeo per i servizi finanziari su Euronews.

La proposta della Commissione di creare una nuova autorità nella lotta ai crimini finanziari può sembrare poca cosa agli osservatori rispetto al piano Green è alla digitalizzazione dell’economia ma non è così. Il nuovo organismo dovrebbe vedere la luce nel 2024 e avere circa 250 dipendenti.

La nuova autorità prevede un comitato esecutivo composto da sei membri permanenti e un consiglio generale composto dai rappresentanti nazionali. La struttura è simile a quella della Banca centrale europea di Francoforte, l’unica entità veramente federale nella Ue e plasmata a sua volta sulla struttura della Bundesbank. Non si può però negare che il negoziato tra parlamento e Consiglio sarà in salita.

I paesi che non hanno adottato correttamente le direttive esistenti saranno ora obbligati ad applicare le regole in modo uniforme. Un fattore chiave per evitare un fiasco, ha affermato il membro della Commissione bilancio del parlamento europeo, Eero Heinäluoma a Euronews: «Ci sono ancora stati membri che non hanno accettato la quarta e la quinta direttiva e la direttiva antiriciclaggio. Quindi, dobbiamo essere sicuri di avere le stesse regole e la stessa possibilità di essere scoperti, se hai questo tipo di denaro criminale trasferito da un paese all’altro».

Il primo passo del percorso è dunque quello di creare una nuova autorità europea (Amla, Anti-Money Laundering Authority) che rileverà i poteri attualmente detenuti dall’Autorità bancaria europea e supervisionerà direttamente le istituzioni finanziarie transfrontaliere più rischiose. Il denaro sporco si calcola rappresenti circa l’1 per cento del prodotto interno lordo annuo della Ue.

L’Amla si occuperà dei proventi del crimine e del traffico di droga, ma anche di elusione, finanziamento del terrorismo, tratta di esseri umani e corruzione. Per la scelta della sede, l’associazione bancaria italiana Abi lo scorso 10 giugno con una lettera del presidente Antonio Patuelli e del direttore generale Giovanni Sabatini, aveva sollecitato il governo ad assumere l’iniziativa presso l’Unione europea affinché l’Autorità sia posta in Italia. I vertici Abi sottolineavano che in Germania ha sede la Bce, in Francia l’Autorità bancaria europea, mentre l’Italia finora non ospita alcuna autorità finanziaria europea. Ma questa è un’altra storia, mentre Milano si lecca ancora le ferite per la perdita al sorteggio della monetina della sede dell’Ema, l’agenzia del farmaco europeo, a favore di Amsterdam.

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