«Perché Ursula von der Leyen si scambia messaggini con il ceo di Pfizer, e non ascolta per niente noi?». «Noi» sono gli eletti dell’Europarlamento, e a parlare è Marc Botenga, l’eurodeputato belga che ha cominciato ad aprile 2020 a perorare la deroga sui brevetti dei vaccini.

L'eurodeputato belga Marc Botenga sostiene in aula la deroga sui brevetti dei vaccini dall'aprile 2020. Da allora le disuguaglianze di accesso ai vaccini non migliorano, e la posizione di questo eurodeputato della sinistra europea è diventata maggioritaria in aula. Eppure la Commissione in sede decisionale blocca il "Trips waiver". Francesca De Benedetti intervista Botenga a Strasburgo dopo l'ennesimo voto pro-deroga dell'aula

L’Unione europea il 30 novembre si presenta a un incontro cruciale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) divisa: da una parte ci sono gli eletti europei, che hanno appena confermato con l’ennesimo voto, e una maggioranza che diventa sempre più ampia, il loro sostegno alla deroga. E dall’altra la Commissione europea che fa finta di nulla, e al di là delle dichiarazioni sulla necessità di «vaccinare tutti», continua a schivare il cosiddetto “Trips Waiver” (ovvero la sospensione, in questa fase pandemica, di alcune tutele della proprietà intellettuale garantite dall’accordo Trips). Le dichiarazioni del gabinetto von der Leyen, e il leak della bozza di dichiarazione che arriva sul tavolo della Wto a fine mese, lasciano intendere che Bruxelles prende atto delle crescenti pressioni solo per fare un maquillage della sua posizione, che rimane contraria nella sostanza.

Una fase cruciale

Con la quarta ondata e l’Europa che si attrezza per i richiami, il 95 per cento degli abitanti di paesi a basso reddito non ha ancora ricevuto neppure la prima dose. Il nord globale ha invece completato il ciclo vaccinale di 7 persone su 10, tanto che Big pharma sta alzando i prezzi delle dosi; mentre al sud globale quelle dosi non arrivano.

«Nel mondo c’è ancora bisogno di qualcosa come dieci miliardi di vaccini, e Bruxelles parla di donare 300 milioni di dosi. Così il problema non lo si risolve, e riguarda tutti: se non fermiamo la pandemia a livello globale, le varianti si moltiplicano», dice Botenga.

Uno studio di Public citizen e Imperial college ha già mostrato che liberando i brevetti si possono produrre otto miliardi di dosi in un anno. E più di un anno è già passato da quando India e Sudafrica hanno chiesto in sede di Wto di sospendere i brevetti. Ora quell’idea ha il sostegno di ben più di cento paesi, anche Joe Biden la appoggia; ma l’Ue, assieme a Regno Unito e a una manciata di paesi ricchi, mette il freno. Martedì inizia la ministeriale in sede Wto: qui si tirano le fila.

Maggioranza che cresce

Da quell’aprile 2020 in cui Botenga e la sinistra europea hanno posto in aula il tema dei brevetti, quella posizione è diventata maggioritaria. Gli emendamenti sul tema, approvati da maggio a oggi, hanno trovato un consenso sempre più ampio: a maggio 293 sì, a giugno 325, ora 333 a favore. In sede di Wto invece, questa maggioranza trasversale è finita sotto silenzio, o peggio: prima durante i negoziati l’Ue riferiva che l’emendamento era passato per un voto, per un errore tecnico. Poi, quando il sostegno alla proposta di deroga ha acquistato ancor più sostegno, i dispacci mostrano che Bernd Lange, eurodeputato socialdemocratico tedesco della commissione Commercio, è andato a dire a Washington che l’aula «non è del tutto contro» la deroga; tentativo di mascherare che è proprio a favore. La risoluzione discussa in questa plenaria dell’Europarlamento nasce come tentativo dei popolari di annacquare le posizioni precedenti in vista del 30 novembre. Ma la famiglia politica di centrodestra, a trazione tedesca, con una Germania che fino all’era Merkel ha difeso a spada tratta la proprietà intellettuale per Big Pharma, si è ritrovata con il risultato opposto. L’emendamento dei Verdi, che chiede «il supporto dell’Ue a una deroga temporanea» dell’accordo Trips (Trips waiver, appunto), è passato ad ampia maggioranza, nonostante la compatta opposizione dei popolari, e i liberali spaccati. Ora ci sono 333, non 325, eurodeputati che spingono per liberare i brevetti. «Confermiamo una posizione chiara, in questo parlamento, per sospendere i brevetti e dare accesso ai vaccini», dice Iratxe García Pérez, la presidente dei socialdemocratici. «Non possiamo permettere che mentre noi facciamo il richiamo altri non abbiano alcun accesso ai vaccini: è ingiusto!».

Bozze ferme

Eppure, la bozza di dichiarazione della ministeriale ventura che è filtrata continua a eludere il waiver, tanto che l’India mette in discussione la credibilità del negoziatore, David Walker. Bruxelles è tra i pochi che frenano sul trasferimento di brevetti e tecnologie. Ma in qualche modo dovrà uscire dall’impasse, e allora i commissari – tanto quella alla Salute, Stella Kyriakides, che Valdis Dombrovskis, con delega al Commercio – danno segnale di voler concedere un contentino: da tempo evocano una flessibilità sulle licenze obbligatorie. Ma «proteggere i brevetti è cruciale», insiste ancora Dombrovskis. Nel frattempo anche la disponibilità di dosi diventa sempre più cruciale: la commissione ha appena proposto che il certificato Covid sia da ritenersi valido fino a nove mesi dalla seconda dose; dopodiché, servirà la dose-richiamo per rinnovare il pass.

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