Il nuovo capo della Cdu sarà Friedrich Merz. È ironico che sia lui a raccogliere l’eredità di Angela Merkel nel partito: l’ex capogruppo aveva perfino abbandonato la politica per un periodo dopo che l’ex cancelliera l’aveva prima silurato dal suo posto e poi messo ai margini del partito.

La scelta indica che quel che resta del partito, umiliato alle elezioni di settembre, si sta riposizionando a destra. Merz era tornato sulla scena politica conservatrice tedesca nel 2018, quando aveva tentato di ottenere la guida della Cdu, per poi essere sconfitto dall’erede designata di Merkel, Annegret Kramp-Karrenbauer.

È tornato a far campagna l’anno scorso, quando si era lanciato nella corsa a tre per la candidatura a cancelliere, dove ha perso contro Armin Laschet.

Venerdì si è invece imposto su Norbert Röttgen e Helge Braun raccogliendo il 62,1 per cento dei consensi. È la prima volta che a decidere non sono i delegati di partito ma la base: hanno partecipato al voto 248.360 iscritti dei circa 400mila totali.

La richiesta di confronto era emersa dopo le elezioni, che hanno dimostrato una netta distanza tra elettorato e maggiorenti del partito. Ora la sua elezione dovrà essere ratificata al congresso di gennaio. 

Virata a destra

Friedrich Merz and general secretary of the CDU Angela Merkel share candies during a debate in the Bundestag on the 17th of February in 2000. Photo by: Wolfgang Kumm/picture-alliance/dpa/AP Images

Merz non ha mai fatto mistero delle sue posizioni nettamente più conservatrici della linea Merkel. Il dissenso dalle posizioni centriste che la cancelliera ha imposto al partito nei sedici anni al governo ha portato l’avvocato fuori dalla politica.

Tra il 2009 e il 2018 ha preso altre strade come membro di consigli d’amministrazione di importanti aziende tedesche e straniere, tra cui la filiale tedesca di Hsbc e BlackRock, oltre che la società che gestisce l’aeroporto di Colonia/Bonn.

Il liberismo è stato il centro della sua proposta politica: Merz si è battuto per deregolamentazioni e privatizzazioni, oltre che per la riduzione delle tasse per i più abbienti. A questa linea si sono progressivamente aggiunte altre posizioni conservatrici della destra tradizionale.

Nel 2000 chiedeva che gli stranieri che vivono in Germania adottassero progressivamente «i nostri usi e le nostre abitudini». Nel 2020 ha fatto invece fatto scalpore una sua risposta fuori luogo sull’omosessualità: all’epoca si ipotizzava che l’ex ministro della Salute Jens Spahn, dichiaratamente gay, avesse l’ambizione di correre per la candidatura alla cancelleria.

Di fronte alla domanda di un giornalista che chiedeva se per lui un cancelliere omosessuale fosse un problema, Merz ha risposto che «finché l’omosessualità si muove nell’ambito permesso dalla legge e non riguarda bambini – perché in quel caso per me si raggiunge il limite – non è un tema da discutere in pubblico».

Il destino del partito

Nel 2021, l’anno delle elezioni, si è progressivamente creato un’identità sempre più vicina al margine destro del partito, arrivando a sostenere la candidatura con la Cdu di Hans-Georg Maassen, ex capo dei servizi segreti interni prepensionato per dissapori con il governo Merkel e accusato di un’eccessiva vicinanza alla destra più estrema.

Il fatto che Maassen abbia avuto un ruolo nelle elezioni tedesche è stato più volte motivo di imbarazzo per il partito in campagna elettorale, ma evidentemente non per Merz. 

La Cdu è uscita dalle elezioni con le ossa rotte. La pessima performance ha diverse ragioni, alcune legate al candidato, Laschet, altre che dipendono dal fatto che il partito non ha saputo crearsi un’identità per il post Merkel. Il centrismo della cancelliera e la subalternità della Spd negli anni della grande coalizione hanno portato i due partiti a somigliarsi parecchio alla vigilia del voto: la differenza l’hanno fatta il candidato e la coesione del partito che lo sosteneva.

Merz vuole porre rimedio allo smarrimento del partito spostandolo più a destra. La nuova proposta resta però interessante per gli elettori moderati con un’inclinazione più liberista e mira a recuperare i voti conservatori, in parte attratti negli ultimi anni dall’estrema destra di AfD. 

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