Se Donald Trump è «il nuovo sceriffo in città», come lo ha definito alla conferenza sulla sicurezza di Monaco JD Vance, allora lui, il vicepresidente Usa, indossa evidentemente lo stesso paio di speroni, coi quali ha colpito ripetutamente – e pubblicamente, dal palco tedesco, con Elon Musk e Alice Weidel pronti a ripostare eccitati – il corpo affaticato dell’Unione europea.

Le sue frasi sul cordone sanitario da sorpassare, le sponde lanciate tanto a Musk quanto alla sua pupilla Weidel, e poi gli attacchi frontali alle istituzioni europee, quel mix micidiale di fake news e provocazioni, combaciano perfettamente con quelle di Ursula von der Leyen, non nei contenuti ovviamente, ma perché gli attacchi di Vance sono come la parte convessa di un cucchiaio, mentre la presidente della Commissione europea, con i suoi annunci su un’Ue pronta ad «adattarsi», è la parte concava.

Agli affronti degli sceriffi statunitensi Von der Leyen risponde mettendosi sugli attenti: «Il mio messaggio è che vedrete l’Europa adattarsi rapidamente». Poi spiega anche come, e in quel come c’è un passaggio che entusiasma Giorgia Meloni: poter aumentare le spese per la difesa senza incappare nei vincoli europei. Intanto Kaja Kallas interroga i leader europei: se vogliono dare garanzie di sicurezza all’Ucraina, quanti stivali sono pronti a spedire sul campo? E quante armi?

Insomma, mentre la Casa Bianca lavora per «far uscire Mosca dall’isolamento sui mercati occidentali» (lo ha detto sempre Vance, al Wall Street Journal stavolta), si disimpegna sulla sicurezza europea e disegna piani che avranno costi enormi (anche politici e sociali) per gli europei, intanto sul versante europeo sono tutti, diversamente, filoatlantici: le estreme destre che vogliono disgregare l’Ue dall’interno (come AfD) sono esaltate e hanno già infilato il cappello MEGA; la Commissione europea persiste nell’illusione che l’amministrazione trumpiana resti «il grande alleato» e ragiona su come corrispondere alle richieste (pretese) della Casa Bianca.

L’affronto di Vance

Il vicepresidente statunitense ha esordito sostenendo che la prima minaccia per l’Ue non siano forze esterne ma interne, e che il deterioramento della democrazia rischia di allontanare gli europei dagli Usa.

Vance è tra i sostenitori che le sentenze dei giudici vadano ignorate, peccato che non stia facendo autocritica: non si riferisce al deterioramento in Usa. Sostiene che sia in corso in Ue, perché i leader pretendono – nonostante «i saggi elettori» vogliano risposte contro l’immigrazione illegale – di mantenere un cordone sanitario contro l’estrema destra. Lo fa mentre la Germania sta per andare al voto e la Cdu ha già preso una sbandata votando una mozione sull’immigrazione con AfD. Lo fa dipingendosi come paladino della libertà di parola, non come unapotenza che prova a condizionarne altre. «Ascoltando il suo discorso, pare che Vance voglia litigare», ha detto bene Kallas, salvo completare con: «Ma noi no», e incassare.

«Ai leader europei alleati andrò a dire che limitano la libertà di parola se non lavorano coi partiti populisti, e inoltre che devono assecondare il successo della politica antiestablishment e ridurre le politiche progressiste»: il vicepresidente stesso aveva anticipato al WSJ i punti chiave del suo affondo, e la rapidità con cui – una volta pronunciato – è stato pubblicato già tradotto da Weidel spinge alcuni a ipotizzare che il testo fosse pure in mano all’AfD.

Nella Germania della Brandmauer (la barriera resistente al fuoco dell’ultradestra), Vance è andato a dire che «in una democrazia non c’è spazio per il firewall». Più che un discorso sulla sicurezza, la sua pare un’arringa difensiva (e offensiva) scritta da Musk. Anzitutto, esordisce attaccando un ex commissario – non fa il nome ma è Thierry Breton, l’anti Musk per eccellenza fatto fuori da Macron e Von der Leyen prima che arrivasse a un secondo mandato – e diffonde la stessa fake news fatta circolare dal proprietario di X, cioè che l’Ue abbia parteggiato attivamente per l’annullamento delle elezioni in Romania.

In realtà Breton aveva sostenuto che, proprio come Bruxelles ha dovuto vigilare su una alterazione di TikTok dopo la campagna del romeno Georgescu (episodio che indipendentemente dalla Commissione aveva portato le autorità romene ad annullare le elezioni), altrettanto l’Ue dovrà vigilare su alterazioni algoritmiche di X volte a favorire AfD. Dopo le spinte di Musk per Weidel, peraltro, l’estrema destra tedesca è cresciuta nei sondaggi.

«Se la democrazia americana può sopravvivere a 10 anni di Greta Thunberg, voi, guys, potete sopravvivere a pochi mesi con Musk», dice Vance. Che – ancora una volta facendo il ventriloquo di Musk – torna all’attacco delle regole Ue su disinformazione e digitale, come ha già fatto di recente al summit di Parigi. «A Monaco sosterrà Musk», anticipava il WSJ.

L’elmetto di Ursula

«Dobbiamo trasformare l’assetto emergenziale in un assetto permanente». Così vuole cambiare l’Europa la presidente della Commissione Ue, che si prepara ad aumentare i fondi all’industria militare dal primo mandato e che ha fatto campagna per il secondo indossando un giubbino antiproiettile.

Adesso è pronta a «smuovere montagne», non per impedire agli Usa di scaricare le garanzie di sicurezza per Kiev sugli europei, né per pretendere responsabilità comuni, ma perché l’Ue si faccia sempre più carico di tutto. «Quando si tratta di sicurezza europea dobbiamo fare di più, ma per contribuire più del 2 per cento serve un approccio spavaldo, dunque proporrò di attivare la deroga (escape clause) per gli investimenti nella difesa» (il riferimento è al patto di stabilità).

Von der Leyen intende anche «accelerare l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue», mentre gli Usa disimpegnano se stessi e la Nato nel paese, dunque caricando ulteriormente (anche di potenziale instabilità) l’Ue. Zelensky – che ha incontrato Vance – insiste almeno che gli europei non siano esclusi dai piani negoziali: «Prima che io parli con Putin, serve un piano condiviso tra Usa e Ue».

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