Rinvio per Chat Control: il Grande fratello Ue per ora può attendere

Che cosa pensereste di un regolamento che impone di leggere tutte le vostre conversazioni, per scoprire se state commettendo qualcosa di illegale? Probabilmente, pensereste a una forma di sorveglianza di massa degna di qualche dittatura, non certo di un contesto democratico. Eppure è proprio questo l’obiettivo della proposta di regolamento europeo Chat Control che, dovesse passare, imporrà ai provider che erogano il servizio di monitorare tutti i nostri messaggi, le chat private e le email in cerca di materiale pedopornografico o di altri contenuti e comportamenti sospettabili di abuso e violenza. Sono passati tre anni da quando Chat Control – ufficialmente nota come Regolamentazione Ue per prevenire e combattere gli abusi sessuali sui minori – è stata per la prima volta presentata, senza però mai ottenere una maggioranza qualificata in sede di Consiglio dell’Unione europea. Su impulso della presidenza di turno danese, il Consiglio avrebbe dovuto nuovamente esprimersi proprio martedì 14 ottobre. Il voto è stato però cancellato all’ultimo momento in seguito alla contrarietà espressa dalla Germania, che ha così impedito che si formasse una maggioranza qualificata. Secondo EUObserver, la bozza di regolamentazione sarà nuovamente presentata a dicembre, in occasione della prossima riunione ministeriale. Max, la Whatsapp putiniana: le chat sotto il controllo del governo Cosa prevede Oltre alla Germania, a opporsi sono al momento Finlandia, Polonia, Paesi Bassi, Austria, Belgio e altri. Mentre a favore troviamo Spagna, Portogallo, Ungheria, Francia, Svezia e non solo (l’Italia è schierata tra gli indecisi). Ma che cosa prevede Chat Control e perché è così controverso? Prima di tutto, già oggi una forma di controllo voluta dall’Unione europea esiste: un regolamento battezzato Chat Control 1.0 che permette ai provider di monitorare su base volontaria le comunicazioni che avvengono sulla loro piattaforma, a patto che queste non siano cifrate. Tra le società che – in deroga alla normativa europea ePrivacy, che lo impedirebbe – effettuano o hanno effettuato questo controllo ci sarebbero Gmail, Snapchat, iCloud, Facebook Messenger e altri. Chat Control 2.0 contiene due differenze essenziali rispetto al suo predecessore: rende obbligatoria una forma di monitoraggio che oggi è invece volontaria e la impone a tutte le piattaforme, anche quelle (come WhatsApp o Signal) che cifrano le comunicazioni degli utenti proprio per proteggerne la privacy. Questo monitoraggio verrebbe effettuato tramite due modalità. La prima prevede di cercare se tra i messaggi scambiati dagli utenti ci sono immagini CSAM (child sexual abuse material) già presenti nel database delle forze dell’ordine, quindi riconoscibili attraverso la loro impronta digitale (un identificatore univoco chiamato in gergo tecnico hash). La seconda modalità prevede invece di sfruttare sistemi di intelligenza artificiale per (provare a) identificare immagini pedopornografiche ancora ignote, oltre che per analizzare i nostri messaggi di testo al fine di rilevare eventuali tentativi di adescamento su minori. L’Ue vuole spiarci i messaggi: le polemiche su Chat Control Le criticità Le criticità di questa proposta sono varie. Prima di tutto, gli strumenti di intelligenza artificiale sono notoriamente inaffidabili, soprattutto in situazioni così delicate e dipendenti dal contesto (è in grado un’intelligenza artificiale di distinguere tra un abuso e un “sexting” consensuale ma particolarmente spinto?). Inevitabilmente, come già avviene con il monitoraggio volontario, i provider sarebbero sommersi da falsi positivi, segnalando di conseguenza alle forze dell’ordine una marea di persone innocenti. La seconda criticità è che, per eseguire un controllo di questo tipo, è necessario cancellare la cifratura end-to-end impiegata da WhatsApp e altri. Nonostante la bozza danese proponga di eseguire la sorveglianza senza rompere la cifratura, gli scienziati informatici sono concordi che ciò, semplicemente, non sia possibile. «Non esiste una tecnologia in grado di scansionare l’attività online di chiunque fornendo privacy e sicurezza», spiegano per esempio i responsabili di Proton Mail, mentre Signal ha annunciato che, se Chat Control dovesse passare, sarebbe costretta a ritirare il suo prodotto dalla Ue. L’Antitrust contro Meta: «Abuso di posizione dominante con l’installazione dell’Ia su Whatsapp» Presunti colpevoli L’intento di combattere la pedopornografia è ovviamente condivisibile, ma questo regolamento rischia di trasformare tutti i cittadini in presunti colpevoli da sorvegliare. Se non bastasse, chi veramente scambia materiale proibito potrà traslocare sulle piattaforme decentralizzate, già oggi esistenti e impossibili da monitorare. Infine, una volta inserite le backdoor che consentono la sorveglianza, tutti potrebbero utilizzarle per qualunque scopo: governi autoritari (non a caso l’Ungheria è tra le nazioni a favore), nazioni ostili, criminali informatici. Come ha scritto la presidente di Signal Meredith Whittaker: «Non si può creare una backdoor che lascia entrare solo i buoni, la cifratura o funziona per tutti o non funziona per nessuno». A confermare la pericolosità è il fatto che anche alcune agenzie di intelligence abbiano definito Chat Control «catastrofica per la sicurezza nazionale», e che nella stessa proposta sia contenuta un’eccezione per le comunicazioni istituzionali (per limitare lo spionaggio). A rischiare di più sarebbero però attivisti, dissidenti politici, whistleblowers, giornalisti e altre categorie che, per agire in sicurezza, hanno bisogno di comunicare privatamente, soprattutto in un contesto politico sempre più delicato. Che Chat Control ottenga, dopo tre anni di rifiuti, un definitivo via libera nei prossimi mesi è molto difficile. Se dovesse comunque avvenire, la palla passerebbe ai vari “triloghi” con il parlamento e la Commissione europea. Ed è proprio al parlamento europeo, fino a oggi in netta maggioranza contrario, che spetterebbe bloccare una legge da molti ritenuta troppo pericolosa.