Bisognava pur reagire, si sono detti. «Perché l’approccio di Giorgia Meloni sull’immigrazione oscilla tra intimidazione e velleitarismo», dice Luigi Manconi, ex senatore e difensore dei diritti da una vita. 

«Nei primi mesi del 2023 gli sbarchi sono quadruplicati e di fronte a questo palese fallimento Meloni non risponde con alcuna strategia razionale di politica migratoria. Risolve tutto con un discorso pubblico di natura intimidatoria». I migranti criminalizzati perché partono, le ong perché soccorrono.

Di fronte a questo scenario, un gruppo di giovani «che ha davanti un orizzonte ben più ampio di questa legislatura e quindi coltivano speranza» – per dirla con Manconi – si è organizzato per promuovere una coalizione dal basso e concepire collettivamente una legge di iniziativa popolare. Il cambiamento è anzitutto di paradigma: la legge si chiamerà “legge dell’ospite”. 

«Opporsi alla desistenza»

Questo 6 maggio si comincia con un appuntamento alle 16 allo Spin Time di Roma, dove già sono attive esperienze di accoglienza. 

L’iniziativa parte da un gruppo di attivisti – nella vita quotidiana accademici, insegnanti, registi e così via – che da Ventotene, l’isola del Manifesto europeista, ha dato vita nel 2022 all’associazione Natura Comune.

Obiettivo dichiarato: «Opporsi alla desistenza». Sì, ma come? Anzitutto sperimentando metodi di democrazia partecipativa, e poi promuovendo la costruzione di reti dal basso.

Il percorso che dovrebbe portare alla stesura di una legge di iniziativa popolare, ribattezzata “Xenia - La legge dell’ospite”, è anzitutto una occasione per ricucire mondi della società civile. 

La stesura collettiva

Come si scrive una legge insieme? Anzitutto, ci si incontra. Già questo 6 maggio si ritroveranno da aderenti all’iniziativa assieme ai promotori di Natura Comune, anche la rete Spin Time, Mediterrarea, Arci, European Alternatives, Eumans; interverranno il fondatore di Baobab, il Centro Rifugiati Italiani, l’Associazione Diritti e Drontiere, DiEM25, il team della nave Solidarity at Sea fondata dall’artista Banksy.

Da questo dibattito prenderà il via un percorso di stesura collettiva che da settembre – per aprire alla partecipazione il più possibile – sarà ibrido: si svolgerà online, con una piattaforma  basata sul software open source decidim (lo stesso utilizzato dall’Ue per la Conferenza sul futuro dell’Europa), e anche in presenza, con tavoli di lavoro che produrranno una sintesi condivisa. 

Riorientare la politica

Perché proprio una legge popolare sull’accoglienza? Per stravolgere il paradigma ormai abusato dell’Europa dei muri e delle fortezze. Natura Comune prende spunto dall’esperienza calabrese, a partire da Mimmo Lucano, che partecipa all’iniziativa e che ricorda «quella scena del film di Wim Wenders in cui si vede il sindaco di Riace parlare con un bambino, che non sa con chi giocare. Il nostro tentativo era anzitutto quello di rigenerare le aree interne abbandonate. La Calabria è piena di paesi fantasma eppure i migranti vengono stipati in baraccopoli, a Rosarno, o altrove».

Il punto di partenza del dibattito sarà la legge calabrese del 2009, ma il percorso per una legge nuova ambisce a individuare collettivamente un percorso che sia adattabile su base nazionale, anche nelle grandi città, analizzando le migliori pratiche europee e internazionali.

L’obiettivo è promuovere un paradigma opposto a quello meloniano, dove l’integrazione sia anzitutto scambio reciproco, non assimilazione né sfruttamento.

Una volta concepito un testo, serviranno 50mila firme, dopodiché il Parlamento non è obbligato a incardinarlo. Ma il vero obiettivo è ciò che verrà seminato lungo il percorso: alimentare una coalizione, e un paradigma, alternativi.

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