La politica va da McKinsey, e McKinsey va dalla politica. Succede in Francia, la République da sempre orgogliosa dei suoi apparati statali. Dai tempi di Nicolas Sarkozy e ancor di più ora con Emmanuel Macron, è sempre meno publique. Il caso del piano di vaccinazione appaltato alla società di consulenza scoperchia il tema degli intrecci tra pubblico e privato. Nell’era Macron, le porte girevoli arrivano fino all’Eliseo.

I vaccini e McKinsey

Con l’inizio del 2021 l’Eliseo si ritrova nella bufera. Vaccina poco, troppo a rilento: a ridosso dell’epifania, mentre Berlino ha già superato le 300mila iniezioni, Parigi ne conta 5mila. Ma all’indignazione per questa lentezza si aggiunge «uno choc culturale», dice Olivier Petitjean dell’Observatoire des multinationales. «Quando è emerso che McKinsey era stata incaricata pure delle vaccinazioni, l’opinione pubblica francese si è resa conto di quanto siano pervasive le società di consulenza».

Come è emerso l’ingaggio a McKinsey sui vaccini? «Inutile spulciare la Gazzetta ufficiale degli annunci di gara pubblici, perché lì non c’è nessuna richiesta del ministero della Salute per un supporto sul piano vaccinale», nota François Krug, giornalista di Le Monde. «Non c’è trasparenza né sul tipo di prestazione richiesta né sul prezzo». La notizia è filtrata a Politico e Canard enchaîné e i parlamentari hanno preteso spiegazioni dall’esecutivo. Una di loro, Véronique Louwagie dei Républicains, impegnata in commissione Bilancio sui temi sanitari, ha ottenuto dal governo l’elenco delle prestazioni esternalizzate a società di consulenza da marzo 2020, quando il paese ha iniziato a fronteggiare l’epidemia: 28 contratti per oltre 11 milioni di euro, distribuiti tra McKinsey, Deloitte, Accenture, Jll, Cgi, Citwell, Roland Berger. McKinsey ottiene l’8 dicembre un incarico di «accompagnamento della squadra ministeriale nella definizione di una strategia per distribuire i vaccini sul territorio», per 3,2 milioni di euro. La società fa valere anche le proprie competenze e informazioni sulle «strategie usate all’estero». Il 23 dicembre, altri 170mila euro, e il 14 gennaio oltre 604mila, vanno ancora a McKinsey, sempre a supporto delle vaccinazioni.

«Abbiamo rispettato le regole», ha replicato il ministro della Salute Olivier Véran il 9 febbraio, davanti all’assemblea nazionale dopo le polemiche. Polemiche alimentate anche dal fatto che il ramo francese di McKinsey ha sede fiscale in Delaware, dove paga meno di 200 euro all’anno in tasse. Entrano nel dibattito pubblico del paese pure gli scandali che hanno travolto la reputazione di McKinsey, come la multa presa di recente dalla società negli Stati Uniti per il ruolo svolto nella epidemia da oppiacei. Ci sono inoltre le perplessità di fondo sull’affidare informazioni e strategia a una società di consulenza privata, con tutti i conflitti di interesse che ne derivano; per fare un esempio legato a vaccini e logistica, McKinsey proprio su questo tema ha lavorato per Dhl; il “libro bianco” su come garantire le forniture è online col titolo Delivering pandemic resilience. Poi c’è il contesto in cui la delega al privato avviene: un paese con il culto laico per lo stato e i suoi apparati. «È normale per un’amministrazione rinunciare a svolgere da sé mansioni così strategiche?», dice Louwagie.

Sempre più consulenze

L’apertura a McKinsey e agli altri consulenti comincia con Sarkozy presidente, che durante il suo mandato affida loro prestazioni per 250 milioni di euro. Con Macron all’Eliseo, c’è un’ulteriore svolta: non solo le consulenze aumentano, e di molto, ma viene anche predisposta un’architettura istituzionale volta a favorirle. Nel 2017 Macron battezza la Direzione interministeriale per la trasformazione pubblica (Ditp): non sono più i singoli ministeri a esternalizzare, ma si passa dalla Direzione; la quale non è tenuta a rendere pubblici i dettagli delle commesse. François Krug, giornalista di Le Monde, ha ricostruito che «su 100 milioni di euro gestiti dalla Direzione, oltre 30 milioni sono stati fatturati da consulenti privati». Un terzo. Le consulenze per le vaccinazioni sono solo l’ultima occasione. Nel 2018, prima della pandemia, le società di consulenza in Francia prendevano dal pubblico il dieci per cento dei loro introiti, e cioè quasi 660 milioni (il dato è della loro federazione europea, Feaco). Dall’autunno 2018 a oggi, l’amministrazione ha firmato con le big della consulenza oltre 570 contratti. Il ministero dell’Economia ha appena affidato a McKinsey e Accenture anche l’elaborazione di un piano per tagliare la spesa pubblica di almeno un miliardo di euro. Ma intanto paga loro milioni (l’offerta di McKinsey è di circa 18).

Porte girevoli

Nel 2010 Macron viene scelto come relatore della commissione Attali, che ha il compito di disegnare le riforme economiche per Sarkozy. In questa commissione, il futuro presidente si rapporta ai vertici di società come McKinsey e Accenture. Nel 2016, prima di candidarsi, affida l’elaborazione del suo programma proprio a personaggi chiave di società di consulenza, una decina viene da McKinsey, come Eric Hazan e Karim Tadjeddine; c’è anche il Boston Consulting Group, con Guillaume Charlin. Molto legato a questi ambienti è Thomas Cazenave; pure lui partecipa all’elaborazione programmatica. L’anno dopo, Macron, da presidente, affida proprio a Cazenave il ruolo di delegato interministeriale della trasformazione pubblica, il Ditp che assegna contratti a società di consulenza. La ministra della funzione pubblica Amélie de Montchalin, che sovrintende il Ditp, è sposata con un dirigente del Boston Consulting Group. Paul Midy, direttore generale del partito di Macron, En Marche, è un ex McKinsey. Dalla consulenza alla politica, e pure viceversa: le porte girano anche per Maël de Calan, il consulente McKinsey su cui il ministro Véran fa affidamento per i vaccini; lui è stato portavoce di Alain Juppé e candidato alla presidenza dei Républicains. Da questo stesso partito, l’ex ministra Nathalie Kosciusko-Morizet ora è passata a Capgemini, altra società di consulenza.

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