La Casa Bianca fa pressioni agli europei su più fronti; gli Usa raddoppiano i dazi su acciaio e alluminio e ne ventilano di ulteriori. Ma il commissario Ue al Commercio si dice fiducioso sui negoziati
Dopo l’ennesimo incontro, stavolta a Parigi, con il suo omologo americano, Jamieson Greer, questo mercoledì il commissario Ue al Commercio Maroš Šefčovič ha esibito strette di mano e ottimismo: «Stiamo avanzando nella giusta direzione e rapidità; non perdiamo il momentum, lo slancio». Giovedì il cancelliere tedesco Friedrich Merz è alla Casa Bianca col presidente Usa.
Le cose procedono, ma quel che gli europei non dichiarano è che vanno avanti anche i ricatti, non solo i negoziati: da questo mercoledì i dazi trumpiani contro acciaio e alluminio, quelli rimasti invariati al 25 per cento nonostante la Commissione Ue avesse rinviato le sue contromisure, sono persino raddoppiati al 50.
Trump sta pressando l’Ue su più fronti. Anche il governo Meloni è uno di questi, uno spiraglio dal quale Washington fa penetrare in Ue le sue richieste: non a caso questo lunedì la segretaria Usa all’Agricoltura, Brooke Rollins, era a Roma a discutere con il ministro Lollobrigida di come espandere l’accesso dei prodotti agricoli Usa in Italia, dunque in Ue. Uno degli obiettivi negoziali di Trump è abbattere le barriere regolamentarie europee.
La Mega-fretta
Il Maga-presidente incalza l’Ue – la stessa Ue che insiste sulla «strada negoziale» e rinvia ogni risposta all’attacco commerciale – mettendo pressioni congiunte: non c’è solo la guerra commerciale.
C’è quella in Ucraina, tuttora irrisolta e per la quale Trump non dà garanzie di impegno; c’è la richiesta, finora corrisposta, che gli europei contribuiscano di più alle spese Nato, con l’orizzonte del summit del 24 al quale pure il presidente Usa prenderà parte. C’è la pressione all’Ue perché si sganci il più possibile dalla Cina (e a giudicare dalla sintesi che Šefčovič fa del suo incontro col ministro cinese di martedì, pare che i preparativi per il summit di luglio Ue-Cina a Pechino si incaglino già sui dati).
In tutto questo, Greer stesso dice: «Con l’Ue stiamo procedendo rapidamente». Del resto è questa l’ambizione di Trump: con l’ulteriore scadenza per altri dazi fissata al 9 luglio, il presidente aumenta pressioni e fretta; tanto più che in patria i giudici gli stanno alle calcagna per il modo emergenziale e autocratico in cui ha imposto i dazi: sarebbero già stati invalidati se non fosse per ricorsi e rinvii. Trump combatte la guerra commerciale con Maga-pressioni e mega-fretta.
La versione di Šefčovič
«Questi dazi al 50 per cento su acciaio, alluminio e derivati sono una sorpresa: mi pareva evidente che su questo gli Usa non avessero problemi con noi ma con altri», ha detto Šefčovič questo mercoledì da Parigi. «Ho riferito a Greer che la cosa non aiuta i negoziati, in un momento in cui stiamo facendo progressi».
Ma le contromisure Ue restano un cantiere incompiuto, mentre dagli Usa continuano a piovere minacce: questo mercoledì Lutnick, col quale il commissario Ue ha interloquito nel weekend, ha ventilato altri dazi, sui componenti degli aerei. «Credo che potremo raggiungere risultati positivi», insiste Šefčovič.
Perché questo ottimismo? «Progrediamo su questioni molto concrete. La telefonata Trump-von der Leyen era molto buona: si è convenuto di trovare un accordo entro il 9 luglio. Sulle richieste Usa che riguardano le barriere percepite (le regole Ue, ndr) non abbiamo molta flessibilità, ma possiamo fare di più su temi come semiconduttori, chip, sicurezza energetica, approcci comuni su minerali critici e sovrapproduzione di acciaio».
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