Già prima di ottenere l’investitura, Friedrich Merz lavorava ai rapporti con gli altri leader e portava avanti le sue battaglie, a cominciare da difesa e deregulation. Ora che è cancelliere e che è cominciata la danza frenetica di incontri e telefonate – giovedì la chiamata con Trump, il giorno seguente gli incontri a Bruxelles e una telefonata con Meloni – i dossier si sbloccano. Così paiono magicamente ammorbidirsi i rapporti tra Trump e von der Leyen, la faccenda dei dazi, e così via.

Competitività über alles

«Qualunque sia il tema che affrontiamo, lo faremo con mentalità d’urgenza», ha detto questo venerdì la presidente della Commissione Ue e compagna di partito di Merz, Ursula von der Leyen, intervenendo al suo fianco.

Sotto l’onda emergenziale delle guerre commerciali, delle guerre in corso e di quelle potenziali, il capo di governo dello stato più influente dell’Ue ha pronunciato parole che in altri tempi avrebbero suscitato scalpore. Nel giorno della festa dell’Europa, ha lanciato un affondo alle regole europee: «Dobbiamo tagliare la regolamentazione europea, sono felice di vedere quel che ha già fatto von der Leyen. Spero che potremo revocare completamente alcune direttive e di conseguenza le leggi tedesche fatte per recepirle. Penso ad esempio alla Csddd».

La Corporate Sustainability Due Diligence Directive richiede alle corporation di tracciare violazioni ai diritti umani e impatto ambientale, per ridurli. Ma Merz non pare curarsene, concentrato com’è «sull’economia di scala» e la «competitività» («I rapporti Draghi e Letta? I più importanti dopo quello di Delors», ha detto venerdì). L’urgenza di tagliare le regole non vale però per il patto di stabilità, né per il debito comune: per Merz fare deroghe si può «solo per le eccezioni», ovvero per la difesa.

Trattati e trattative

Il segretario generale Nato Mark Rutte – che ha incontrato Merz sempre questo venerdì – dice che il cancelliere «darà grande impulso» all’aumento delle spese in difesa.

Su questo e altri dossier Merz si è coordinato in modo fitto con Macron, allargando a Tusk «perché tengo ai grandi vicini a ovest come a est». E in tutto questo, l’Italia? «Sono l’unico cancelliere che nel suo primo giorno non è andato solo a Parigi ma a Varsavia. Non significa che io sia attento solo agli stati grandi; presterò attenzione anche a medi e piccoli».

Finita nella seconda fila, Meloni ha dovuto accontentarsi di una telefonata, seguita da una nota volutamente entusiasta: «Rilancio della competitività», «volontà di alimentare il partenariato». Intanto però il cancelliere ha dato priorità a Macron e Tusk, che questo venerdì si sono incontrati a loro volta per siglare il nuovo trattato Francia-Polonia.

Il triangolo di Weimar 2.0 ha tre punte: difesa, deregulation, retorica anti immigrazione.

Merz dice di rimpiangere che all’epoca il trattato di libero scambio con gli Usa (il Ttip) non sia andato in porto, invoca «il mutuo riconoscimento degli standard tecnologici» e si prepara ad andare a Washington. Ma nella telefonata di giovedì con Trump ha ribadito che «non trattiamo uno per uno: è la Commissione a negoziare per tutta l’Ue»; non a caso poco dopo il presidente Usa se n’è uscito con: «Von der Leyen è talmente fantastica! Spero di incontrarla».

Lei aspetta un incontro da tempo, ma come ha detto venerdì, «niente viene negoziato finché tutto lo è». Come a dire che le interlocuzioni Usa-Ue sono in corso da tempo ma l’annuncio arriverà a dadi tratti.

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