Mentre la Germania conta i danni delle inondazioni in Renania (e si prepara a un’altra potenziale tragedia in Baviera), il dibattito pubblico si sta rapidamente spostando sulle conclusioni politiche da trarre. Il consenso scientifico è che questo tipo di eventi climatici estremi colpiranno sempre più spesso anche una regione come l’Europa centrale, considerata fino a oggi relativamente al riparo dalle conseguenze più immediate del cambiamento climatico.

Ciò pone i Verdi di Annalena Baerbock in un evidente vantaggio rispetto alle formazioni avversarie. La candidata cancelliera non ha ruoli istituzionali che le permettono di reagire direttamente alle esondazioni. D’altra parte, è indubbio che possa contare su un programma politico sufficientemente dettagliato da dettare l’agenda del dibattito politico, panne comunicative permettendo.

Resilienza locale

Il titolo del programma elettorale verde, “Deutschland. Alles ist Drin.” (Germania. Dentro c’è tutto) è effettivamente adatto se si pensa quanto esso sia pertinente alla crisi nel bacino del Reno. Come evidenziato da Baerbock stessa, i Grüne propongono infatti una serie di misure che avrebbero forse lenito le conseguenze della calamità, partendo innanzitutto dalle ristrettezze economiche dei comuni e delle amministrazioni locali. Lo scalino più basso del federalismo tedesco, essi sono economicamente troppo deboli per finanziare molti servizi di base. Questo è particolarmente vero in Germania occidentale, dove prima della pandemia si temeva addirittura un’ondata di fallimenti municipali. Per questo i Verdi propongono un pacchetto di aiuti federali per finanziare misure di preallerta (come sensori puntati sugli argini dei fiumi) e di resilienza a incendi e inondazioni. Questo andrebbe completato da un serio divieto di costruzione in zone a rischio, che Baerbock accusa essere da anni bloccata da un veto CDU, così come dal rafforzamento della protezione civile federale. Quest’ultima, che fino ad oggi ha avuto un ruolo piuttosto limitato rispetto agli enti analoghi dei singoli Land, dovrebbe in particolare permettere una mobilitazione più rapida di mezzi pesanti, di elicotteri di salvataggio così come il coordinamento degli aiuti europei.

Queste misure specifiche in risposta alle catastrofi è in realtà una minima parte del programma Verde. Ciò che più colpisce è la scelta politica di unire misure di adattamento e resilienza al riscaldamento globale con politiche di prevenzione e decarbonizzazione. Come spiegato da Baerbock stessa a ARD-morgenmagazin, “Non si tratta di una scelta fra prevenzione, adattamento e protezione climatica, bensì di un trittico, come in realtà stabilito anche da tutti gli accordi climatici globali”. In un primo momento, ciò dovrebbe avvenire tramite un cosiddetto Sofortprogramm, un “programma immediato” contenente misure di rapida implementazione. Un esempio sarebbe una valutazione obbligatoria delle emissioni di CO2 causate da ogni nuova legge passata dal Bundestag, così come l’accelerazione di programmi esistenti come il greening dell’amministrazione federale.

Tempi rapidi per la transizione energetica

Ma i tempi stretti della transizione immaginata dia Verdi rende difficile distinguere fra programmi rapidi e meno rapidi. Non è quindi un caso che la chiusura delle miniere di carbone sia stata una delle prime misure evocate dai Grüne nei giorni successivi alle esondazioni. Nella tabella di marcia decisa dal partito, orientata esplicitamente agli Accordi di Parigi, si prevede infatti il raggiungimento della neutralità climatica entro vent’anni, una misura che richiederà una rapida transizione anche nel campo energetioa. La fine delle centrali a carbone, un tema particolarmente sensibile anche nelle zone colpite dal disastro, è ad oggi previsto per il 2038: una data troppo lontana per gli ecologisti, che propongono di anticipare lo stop al 2030. Per raggiungere l’obiettivo, la Bundesrepublik dovrebbe affidarsi esclusivamente a energie rinnovabili, andando ad aggiungere fino ad 8 gigawatt (GW) all’anno di energia eolica e 20 GW di fotovoltaico a partire dal 2025, a cui si aggiungono almeno 35 GW di eolico off-shore fino al 2035.

A differenza di altri partiti e paesi, i Verdi sembrano credere meno alla potenzialità dell’idrogeno, escludendo che l’idrogeno “blu” (cioè prodotto tramite energie fossili come il gas) possa essere usato come tecnologia-ponte. Il programma elettorale prevede solo un ruolo per l’idrogeno verde, creato tramite energia rinnovabile e utile per lo stoccaggio di elettricità in momenti di alta produzione. L’import e la produzione di idrogeno blu sono esclusi come controproducenti per una rapida transizione.

Misure altrettanto appariscenti riguardano invece diverse tasse sui comportamenti inquinanti, molto discusse nelle prime fasi della campagna. I Verdi propongono prima di tutto un aumento del prezzo della benzina, che dovrebbe passare a 16 centesimi nel 2023 (contro i 15 entro il 2025 proposti dal governo), oltre che a una tassa sui carburanti per aerei. È previsto anche un ampliamento della Carbon Tax: l’attuale imposta di 25 euro per tonnellata di CO2 emesso andrebbe drammaticamente aumentata, raggiungendo 60 euro nel 2023. I ricavi della tassa andrebbero poi redistribuiti equamente fra i cittadini tramite un transfer pro capite, andando implicitamente a ricompensare chi ha bassi livelli di emissioni a scapito dei grandi inquinatori e rimborsando le classi meno abbienti.

Un’economia di mercato socioecologica

L’idea di questa politica è anche di evitare che i cittadini più ricchi possano “comprarsi” uno stile di vita più inquinante, un pericolo che i Verdi oppongono in linea con la propria visione di una Ökosoziale Marktwirtschaft (economia di mercato socioecologica). Il concetto richiama direttamente all’economia sociale di mercato del secondo dopoguerra, grazie alla quale i padri della repubblica federale provarono a coadiuvare un forte stato sociale con un sistema capitalistico di stampo occidentale. Pragmaticamente, la Ökosoziale Marktwirtschaft si concentrerebbe nella formulazione di standard e sistemi che incanalino le forze di mercato verso una transizione ecologica più equa. Un esempio sarebbe l’imposizione di criteri stringenti per la produzione industriale, incoraggiando l’innovazione e costringendo le aziende a rilanciare investimenti di capitale sempre più magri. Ciò avverrebbe anche tramite divieti espliciti, come lo stop alla produzione automobili inquinanti dopo il 2030. Per questo sono richieste anche soluzioni alternative per le zone rurali. Un piano da cento miliardi di euro dovrebbe potenziare la rete ferroviaria federale, mentre un Mobilitätspass (Pass per la mobilità) permetterebbe la pianificazione e il pagamento unificato di viaggi lungo tragitti che prevedono l’utilizzo di diversi mezzi di trasporto: carpooling, treni, trasporto locale e biciclette in affitto sarebbero disponibili all’interno della stessa app e fruibili tramite lo stesso biglietto.

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