Le indagini sono ancora in corso. Quel che è certo è che la situazione non è così rassicurante come il governo polacco vorrebbe far credere, o almeno non lo è per la Germania.

Quando dalla Polonia ha iniziato a diffondersi la notizia della rottura di Amicizia – così si chiama l’oleodotto che pompa greggio dalla Russia verso la Germania – il segretario di stato polacco che ha la delega all’Energia ha dichiarato che «non c’è alcuna evidenza che si tratti di sabotaggio».

Ma intanto i casi di danni alle infrastrutture si accumulano: prima i due gasdotti Nord Stream, poi le ferrovie tedesche, ora il condotto deputato a pompare petrolio sempre verso quella direzione. La serie di eventi si verifica in un frangente geopolitico particolare, e a giudicare dalle testimonianze questo episodio non è lineare.

Uccelli ed esplosioni

«Il danno all’oleodotto è stato notificato l’11 ottobre, verso sera. A quel punto era già evidente dal terribile puzzo di gas che qualcosa di strano si era verificato. Ma gli abitanti della zona mi hanno riferito che già prima, verso mezzogiorno, c’era stato un segnale inusuale: gli uccelli che si trovavano vicino all’oleodotto, perché lì c’è anche una fonte d’acqua dove di solito si abbeverano, all’improvviso si sono allontanati tutti». Pawel Rutkiewicz è un cronista del quotidiano polacco Gazeta Wyborcza. Non appena la notizia dei danni all’oleodotto ha iniziato a circolare, si è catapultato nella zona di Łania. Ma nell’area dove è stato rintracciato il leak, il punto di rottura dell’oleodotto, «non ho potuto proprio avvicinarmi: c’era un cordone, nessuno poteva entrare se non i pompieri e le autorità, e a noi giornalisti è stato impedito anche di raccogliere immagini coi droni», racconta.

Quindi Rutkiewicz ha indagato per come ha potuto: parlando con la gente del posto. «Il sindaco di Chodecz che è la cittadina più vicina, mi ha riferito un elemento interessante. Dove si è verificato l’evento, c’erano ovviamente perdite nere a terra. Ma ben più lontano, anche a venti metri di distanza e più, sono stati trovati schizzi di petrolio sulle coltivazioni. Un elemento che fa pensare che si sia verificata una piccola esplosione».

Germania e Russia

«Non ci sono elementi per parlare di sabotaggio», ha tentato di rassicurare Mateusz Berger, che nel governo polacco si occupa di infrastrutture energetiche. Ed è questa anche la versione che è stata data a Berlino. «Le autorità polacche ci dicono che presumibilmente si tratta di un incidente, anche se stanno investigando», ha commentato il governo tedesco.

In Germania i danni alle infrastrutture si stanno succedendo uno dopo l’altro: prima il caso dei sabotaggi a Nord Stream 1 e 2, che dirigono il gas russo verso l’Europa continentale, poi la scorsa settimana – alla vigilia delle elezioni regionali – i danni alle infrastrutture ferroviarie. Le indagini in corso stanno fornendo ulteriori conferme che quello contro Deutsche Bahn è stato un sabotaggio dei cavi in piena regola.

Nel caso dell’oleodotto, è stata colpita una delle due linee di collegamento della sezione occidentale di Amicizia. Il flusso in quella danneggiata è stato interrotto, l’altra funziona, perciò l’operatore Pern dice – tramite la portavoce Katarzyna Karasinska – che «le raffinerie polacche continuano a essere rifornite e anche per quel che riguarda la Germania facciamo tutto quel che possiamo; i flussi sono rallentati ma la linea “Amicizia 1” continua a funzionare e quindi le raffinerie tedesche continuano a essere rifornite».

Mentre il governo polacco questo mercoledì allontanava lo scenario del sabotaggio, e i media tedeschi relegavano in fondo all’agenda l’episodio, Vladimir Putin offriva a Olaf Scholz la mela avvelenata: fornire gas alla Germania tramite Nord Stream 2, che il cancelliere ha ufficialmente bloccato dopo l’aggressione russa dell’Ucraina. L’offerta è irricevibile per Berlino. Per quanto sventurato, il governo tedesco non risponde, e anzi, rifiuta.

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