I primi dati arrivano poco dopo le dieci. Sono annunciati dal palco: «Sono state scrutinate il venti percento delle schede, il si è avanti con il cinquantasei percento». Parte l’applauso e finalmente al comitato per il referendum per l’esproprio delle aziende immobiliari a Berlino si si può cominciare a festeggiare: «Minuto dopo minuto, la nostra vittoria si fa sempre più concreta. Con la solidarietà e la creatività si può raggiungere tanto, questo referendum lo dimostra».

Nel corso della notte, il dato viene confermato: i due quorum sono raggiunti ampiamente: la legge prevede che non basti una maggioranza, il sì deve essere sostenuto da poco più di seicentomila elettori. Alla fine saranno oltre un milione. Il sì riesce a imporsi quasi ovunque, a Charlottenburg vince di un soffio e persino a Spandau, dove la Cdu non va malissimo. Solo in due quartieri, roccaforti dei conservatori, Stiglitz e Reinickendorf, vince il no. Adesione massiccia, dunque, e un problema per il prossimo governo della città. Gli organizzatori sono stati chiari: «La nostra proposta è sul tavolo, i berlinesi la sostengono. Chiunque governi la città dovrà tenerne conto».

La serata

Sin dall’inizio l’atmosfera al comitato era felice, si direbbe quasi di serena follia. La campagna è nata dagli inquilini di Deutsche Wohnen, la più grande immobiliare di Berlino, accusata di essere tra le responsabili dell’aumento stellare degli affitti. La decisione della Corte costituzionale federale di annullare il tetto agli affitti che era stato approvato dal Senato e dal parlamento della Capitale (che secondo i giudici costituzionali non ha le competenze per un legge simile) ha fatto aumentare il gradimento della popolazione per il referendum che chiede di espropriare gli appartamenti delle aziende che ne possiedono più di tremila.

Le buone notizie arrivano anche dal comune di Berlino: nella città-stato la candidata della Spd, Franziska Giffey era inizialmente sorprendentemente indietro. Tutti i sondaggi, fino all’ultimo, l’avevano data in testa. E invece, sin dalla prima proiezione, sembrava essersi imposta la candidata dei Verdi Bettina Jarasch. Erano solo proiezioni certo, ma per i militanti della campagna sono sufficienti per gioire: non è un caso che tra i militanti la socialdemocratica Giffey, che si è più volte opposta in modo nettissimo al referendum e ne ha sempre sottolineato i limiti («altro che esproprio, servono nuove case»), non ha mai raccolto consensi. Mentre gli ecologisti hanno fatto parte della campagna praticamente sin dall’inizio. 

La serata ha poi visto continuare la festa: dal palco venivano mostrati video che mostrano gli anni di campagna per raccogliere le firme e per poi per la campagna elettorale. I militanti si sono alternati, raccontano le loro storie. La capitale tedesca si è unita nei suoi quartieri, da Lichtenberg (tra quelli più applauditi e quindi con il maggior numero di militanti) a Charlottenburg e Neukölln. 

In un video si chiedeva di cambiare le regole per la partecipazione elettorale degli stranieri: molte firme per la presentazione del referendum sono state annullate perché i firmatari non avevano la cittadinanza. Anche questo, prima o poi, dovrà cambiare, annunciano gli organizzatori. Nel corso della notte, l’allegria aumenterà.

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