Merz, Macron e lo “spintone” franco-tedesco contro le regole digitali Ue

Questo mercoledì 19 novembre con il «digital omnibus» la Commissione imporrà all’Unione una retromarcia là dove era più avanti di tutti: nel garantire i diritti digitali in un’epoca in cui la tecnologia è a tutti gli effetti questione politica. L’incontro della vigilia a Berlino, con la partecipazione della Commissione ma su iniziativa del cancelliere tedesco e del presidente francese – il «riflesso francotedesco» per usare l’espressione di Emmanuel Macron – serve a Macron stesso e a Friedrich Merz per rivendicare l’opera di deregolamentazione che verrà annunciata da Bruxelles, oltre che per mascherarla con una verniciata di retorica europeista. Ma sulla sua vera natura fa da grillo parlante un ex commissario, Thierry Breton, che aveva messo a battesimo alcune delle regole più detestate dai broligarchi trumpiani – Dsa e Dma – e che è stato silurato prima di ottenere un secondo mandato: «Il fatto che gli attacchi alle nostre nuove regole digitali arrivino da oltre Atlantico non sfugge a nessuno. Smettiamola di fare gli “idioti utili”», ha detto Breton. Per von der Leyen le regole europee sono «un fardello» Merz, Macron e il «riflesso» «Dobbiamo evitare il fardello delle regole: perciò spingiamo insieme – ha detto Macron con Merz a Berlino – chiedendo alla Commissione ad esempio di posporre di un anno l’AI Act per quel che riguarda i fornitori di sistemi ad alto rischio, così da accelerare l’innovazione». Il duo franco-tedesco copre le spalle (o dà la spinta) alla Commissione perché intralci le nuove regole che essa stessa aveva messo a segno nello scorso mandato: quelle sull’IA vengono erose prima ancora di essere in funzione. Questo martedì il presidente francese ha detto – come già aveva fatto von der Leyen – che bisogna adottare in massa l’IA, anche «nella pubblica amministrazione»: «Adoption is the new race», vince la corsa chi usa prima l’IA e «diventa più produttivo»; con quale impatto sul mondo del lavoro, quali reti di protezione, a vantaggio di chi, non è esplicitato. Anu Bradford: «Europei, non cedete a Trump. L’Ue è leader globale dei diritti» La deregolamentazione avviata sistematicamente dalla Commissione a colpi di «pacchetti omnibus» – quello di mercoledì è il «digital omnibus» – trova in Merz e Macron i grandi promotori, anche se non esistono grandi oppositori. Quando il presidente francese dice – e lo ha fatto da Berlino – che «la priorità è quella della semplificazione per le imprese, non potrei essere più d’accordo col cancelliere, e stiamo raccordandoci con Commissione ed Europarlamento per farlo», evoca quel che in Europarlamento è successo la scorsa settimana: pur di smantellare la responsabilità socioambientale d’impresa, il Ppe (con la Cdu di Merz) ha votato con tutte le destre estreme. L’Ue svolta a destra: il Ppe fa squadra coi Patrioti per spingere la deregulation Su tutti questi versanti gli Usa fanno pressione – tra richieste e ricatti – perché l’Ue allenti le sue regole; Washington fa da catalizzatore a una spinta che già piaceva alle corporation e ai leader. L’idea di allentare pure il regolamento per la privacy (Gdpr), conquista degli europei dopo gli scandali della sorveglianza di massa, fu perorata a settembre da un altro ex banchiere, Mario Draghi («Tra le imprese europee, una delle richieste più chiare è una semplificazione radicale del Gdpr; ha aumentato il costo dei dati del 20 per cento per le imprese»). Nel caso del tech, trattandosi di un settore dominato dagli Usa, il fatto che cancellare regole compiaccia gli States è particolarmente smaccato. Il bilancio, le armi, gli “affari” con Trump: von der Leyen e Metsola snaturano l’Ue Quel che Macron e Merz stanno tentando – prima ad agosto con la «agenda economica» francotedesca e poi con iniziative nei vari settori, come il «summit sulla sovranità digitale europea» – è far sì che nella nuova cornice le aziende francotedesche trovino il maggior margine di vantaggio. L’Eliseo ha citato la partnership tra Sap e Mistral sull’IA; si è felicitato che la commissaria Virkkunen abbia lanciato le indagini su Amazon e Microsoft in ambito cloud, sul quale le due capitali vedono margini di azione. In questa cornice va letto lo slogan della «preferenza europea negli appalti pubblici in settori strategici». Qualcosa di simile a quanto già visto nell’ambito della difesa, dove la crociata retorica macroniana sulla preferenza europea ha affiancato – ma non rimpiazzato – la spesa europea per armi Usa. Armi, tech, clima: nel patto sui dazi, l’Ue dà in pegno il futuro a Trump. Beffata Meloni